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dicono di noi
26/03/2013
http://www.latramontanaperugia.it/articolo.asp?id=4767

Forum sociale mondiale a Tunisi
Da Tunisi a Durban, movimenti in corso

Il Forum Sociale Mondiale 2013 di Tunisi http://www.fsm2013.org/ si svolgerà dal 26 al 30 marzo 2013 nel Campus Universitario di Al Manara, Tunisi.
Più di 2700 organizzazioni o associazioni di tutto il mondo vi parteciperanno.
Un momento molto importante quindi anche se i nostri (e non solo) media non si sono nemmeno accorti della sua esistenza, ma questo non ci sorprende come anche le elezioni hanno dimostrato.
Pertanto vi mettiamo sotto queste 2 note per darvi alcune informazioni e riflessioni sull'avvenimento.

Luigino Ciotti - presidente circolo culturale "primomaggio"

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Forum sociale mondiale a Tunisi.

Che esista nel mondo una «ricerca sul campo» costante, più o meno visibile, di nuovi modi per pensare alla possibilità di superare il capitalismo è cosa nota e più esplicita rispetto a qualche anno fa. Gli ultimi anni hanno mostrato una grande vivacità e varietà di movimenti ovunque. Solo il 2012 ha registrato rivolte studentesche in Cile, Messico, Québec, grandi proteste contro l’austerity in Spagna, Grecia, Portogallo, quelle di Pussy Riot in Russia e delle donne in India, e il «ritorno» degli zapatisti in dicembre. Lotte che non cercano unità, ma la risonanza di queste ribellioni con quelle di Occupy, degli indignados e della Primavera araba è evidente..

Il Forum sociale mondiale 2013, a Tunisi dal 26 al 30 marzo, nonostante i suoi limiti e nostante abbia perso le attenzioni con cui venivano seguite le precedenti edizioni, resta un osservatorio utile per capire qualcosa in più sulle società in movimento. Il Forum si propone di costruire una rete decentrata di associazioni e movimenti, ed è articolato in diverse sezioni tematiche. Tra le altre cose, l’edizione 2013 è la prima volta di Occupy e degli «indignados».

Migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, soprattutto dall’area Mediterranea, sono iscritte e seguiranno i numerosi seminari, workshop, l’assemblea dei movimenti sociali, il Forum acqua o il Forum grandi opere. Sarà anche dedicata una specifica attenzione alle situazioni in Siria, in Tunisia e alla questione palestinese. Di certo, sarà importante capire come i movimenti guardano a Bali, dove la Wto si riunisce in dicembre per provare a forzare un pacchetto di liberalizzazioni che cercano di regalare alle corporations acqua, agricoltura, tecnologie, strumenti contro il climate change. A Tunisi ci sono oltre 150 delegati delle oltre cento organizzazioni che dall’Indonesia al resto del sud est asiatico invitano tutti i movimenti a fare di Bali la nuova Seattle.

http://comune-info.net/2013/03/forum-sociale-mondiale-di-tunisi-dossier/

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Da Tunisi a Durban, movimenti in corso

E a Durban «un altro Brics è possibile», il Sud del mondo critica il Sud dei governi La prossima settimana riprende fiato, come non accadeva da un po’, l’azione della società civile globale. A dodici anni dalla prima edizione di Porto Alegre, martedì si aprirà a Tunisi il Forum Sociale Mondiale. La scelta della capitale tunisina è quanto mai simbolica. Non solo perché luogo di innesco e ancora epicentro della cosiddetta «primavera araba», lungi dall’essersi compiuta – anzi con forti rischi di ritorno ad autunni autoritari – ma soprattutto perché, con le incertezze politiche e sociali legate a una turbolenta transizione, il paese nordafricano è paradigmatico dello stato «fluido» in cui versano l’economia e la democrazia sul pianeta dall’inizio della crisi economica.

In parallelo, già da oggi iniziano a Durban, in Sud Africa, le attività del contro-vertice della società civile a margine dell’assise dei paesi Brics, ossia il G5 delle economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e appunto Sud Africa.

È un incontro storico, quello ospitato dai movimenti sudafricani con la partecipazione di forze sociali e sindacali degli altri paesi emergenti, dove si vivono oggi in maniera più marcata le contraddizioni del processo di globalizzazione liberista e le disparità economiche e sociali. Il tutto avviene fuori dalle stanze ufficiali, dove martedì e mercoledì i leader dei Brics discuteranno come evitare che la recessione che attanaglia le economie avanzate possa per travolgere anche loro.

Il tutto in un clima di sospensione e incertezza, esacerbato dalle ultime tensioni sui mercati legate alla crisi finanziaria di Cipro. Per tutti e due i forum della società civile parliamo in un certo senso di esordi assoluti. È infatti la prima opportunità offerta ai movimenti del Mediterraneo dopo un decennio di incontri in America Latina, Asia ed Africa sub-Sahariana. Un’occasione per trovare la forza e raccontare all’intera società civile mondiale che cosa è davvero successo negli ultimi due anni e quanto ancora resta da fare per costruire un’autentica democrazia e ridare potere ai popoli di questi paesi dopo decenni di dittature e sfruttamento delle risorse naturali, foraggiati dai governi della vicina Europa e dagli Stati Uniti.

Va aggiunto che a Tunisi sarà anche la prima volta al Forum sociale mondiale dei «nuovi movimenti» nati nelle economie avanzate sotto l’acuirsi della recessione: il movimento di Occupy così come gli «Indignati», che per primi hanno incarnato nelle loro pratiche il messaggio che arriva da Tunisi e da Piazza Tahrir al Cairo. Allo stesso tempo, mai in passato la società civile si era radunata a margine del convegno dei Brics, realtà dove gli sconvolgimenti e le tensioni sociali sono ormai alle stelle. I movimenti sociali di questi paesi si dissociano apertamente dalla volontà di potenza e dominazione dei loro governi, tutto sommato ingabbiati nel modello liberista basato, tra le altre cose, sullo sfruttamento a più non posso delle risorse naturali. Una critica dura dal Sud sul nuovo Sud, che fino a oggi mancava, e che apre nuovi scenari politici. Non a caso il contro-vertice di Durban si chiama «Brics dal basso», quasi a riecheggiare un «altro Brics è possibile» che fa pendant con l’altro mondo possibile rivendicato da Porto Alegre fino al campus universitario di Tunisi, dove si terrà il Forum. In entrambi i casi, lo sforzo è quello di incrociare le lotte in corso e costruire una narrativa comune, un prezioso elemento che si è perso dallo scoppio della crisi economica in poi.

Nel 2003, l’opposizione al liberismo e alla guerra erano riusciti a produrre inedite piattaforme di azioni globali, che avevano fermato la Wto a Cancun e avevano occupato le piazze di mezzo mondo per bloccare, purtroppo senza successo, l’occupazione dell’Iraq. Negli ultimi anni il contesto è profondamente mutato. Nonostante le battute di arresto delle campagne militari in Iraq e Afghanistan, il collasso dei mercati finanziari e l’acuirsi della crisi climatica, predetti dal movimento alter-mondialista dal G8 di Genova in poi, la risposta dei movimenti è stata principalmente su scala nazionale, spesso reattiva, ma talvolta debole, se non assente. È mancata la forza di chi può affermare «l’avevamo detto», aggregando consenso con il rilancio di alternative locali, nazionali, regionali e globali. A Durban come a Tunisi, i movimenti sociali ricercano una nuova agenda comune, capace di diventare egemonia culturale prima che sia troppo tardi.

Fonte: Antonio Tricarico, Re: common, il manifesto 24 marzo