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dicono di noi
10/02/2023
Terrenostre febbraio 2023

“I CAMPI DI TULLIO”: oltre 2000 copie vendute
Successo per il libro di Luigino Ciotti e Dino Renato Nardelli

I numeri parlano chiaro. Oltre 56 presentazioni, di cui 25 incontri con le scuole, 14 video, una registrazione radio, 3 servizi sul Tgr Rai3. Tante le recensioni su giornali e riviste locali e nazionali, come quelle dello storico Giorgio Giannini su “Noi dei Lager” e dello storico Tommaso Rossi sugli Atti dell'Accademia Properziana del Subasio. Cresce costante l’interesse per il libro "I Campi di Tullio. La storia di un Internato Militare Italiano" che Luigino Ciotti dedica al padre Tullio, scritto insieme con lo storico Dino Renato Nardelli. Il volume è diventato oggetto di riflessione e conoscenza, con un forte interesse positivo. Ha già venduto oltre 2000 copie, in Italia e anche all’estero (Florida, Grecia, Francia, Germania), tra cui 692 copie ad Assisi, 398 a Bastia Umbra, 282 a Perugia, 163 in Italia, 23 nel mondo. La storia di Tullio Ciotti è quella dei tanti IMI (Internato Militare Italiano), definizione data da Hitler ai militari catturati dai tedeschi e portati nei lager in Germania, e non solo, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 tra l’Italia e i Paesi alleati. Ne furono deportati 650.000 e quasi 50.000 morirono di fame, stenti, malattie e utilizzati come lavoratori-schiavizzati per sostituire nelle fabbriche e nei campi gli uomini teutonici al fronte. Tullio era un giovane bracciante di Passaggio di Bettona, chiamato da appena tre mesi alle armi. La sua storia di prigionia e di guerra è quindi non individuale, ma collettiva e merita di essere conosciuta. Per non dimenticare.
Luigino, cosa apprezzi di tutto questo successo? - La tanta condivisione e la diversità totale dei soggetti che hanno richiesto la presentazione del libro. Questa pluralità è una ricchezza. Molte persone anche acquistato anche più copie come regalo “culturale”. Il messaggio che porto con questo libro è il rifiuto di tutte le guerre e il rifiuto del fascismo, raccontando la disumanità di questa storia, fatta di ingiustizie e privazione della dignità.
Quali risultati ti hanno dato particolare soddisfazione? - Ho avuto modo di presentare il libro anche fuori regione, in tre sedi prestigiose: Palazzo Falletti di Roma, la Biblioteca Marucelliana di Firenze e il Circolo della stampa di Avellino. Ho ricevuto inoltre una lettera del presidente Sergio Mattarella in risposta alla spedizione del libro e nel 2022 una terza media di Passaggio di Bettona ha ottenuto il terzo posto al concorso “Cronisti in classe” del quotidiano La Nazione Umbria raccontando la storia di Tullio Ciotti.
Recentemente hai ricevuto anche dei riconoscimenti per tuo padre.- Il Prefetto di Perugia Armando Gradone mi ha consegnato la medaglia d'onore della Presidenza del Consiglio dei Ministri in memoria di mio padre. Mentre la Croce Rossa Internazionale la “carta di cattura” e il foglio matricolare. Emozionante, infine, è stata lo scorso 2 ottobre 2022 la cerimonia ufficiale di muratura di una piccola lapide di marmo a Padova, detta "marmetta", nel Pronao del Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto, accanto al Museo dell'Internamento. Contiene il nome di mio padre, le date di nascita e morte e il campo principale (Görlitz VIII A). Piccoli gesti, ma dal grande significato di storia collettiva, il tema del libro.
Cosa colpisce chi legge il libro? - La definizione di IMI, sconosciuta ai più ma che cela un grande dramma della seconda guerra mondiale. Mio padre è stato per 21 mesi in quattro diversi campi, ridotto a pesare soli 35 kg, rischiando di morire. Alcuni lettori riscoprono sofferenze vissute anche dai loro cari e che non sapevano. Moltissimi IMI, infatti, non ebbero la voglia e il coraggio di raccontare la propria esperienza e la disumanità dell’uomo. Mio padre, invece, lo fece con chiunque e con la semplicità che lo con- traddistingueva. C’è un passo del libro a cui tieni particolarmente? - La chiusura, con l’abbraccio finale tra mio padre e sua madre, nel momento in cui ritorna finalmente a casa dopo due anni, senza che nessuno sapesse della sua sorte.
“Tullio, Artemio de Santovecchi e Adriano [...] si avviarono su per la salita che porta a Bettona. In lontananza intravidero la mamma che stava a mietere lì al campo del Mulino, biondo di messi. Quando lei scorse da lontano il figlio arrampicarsi su per lo stradello che portava a casa, butto via la falce e corse in un abbraccio infinito. Era il 9 giugno 1945”. Mio padre raccontava sempre una coincidenza temporale: partì il 9 giugno 1943 e tornò il 9 giugno 1945, con due condizioni fisiche e due stati d’animo diametralmente opposti.
Prossime presentazioni in programma? - A fine febbraio sarò a San Giustino, a marzo a Deruta e Perugia, ad aprile a Bastia e Cannara, a giugno a Todi. Ma continuo a ricevere richieste, con mia grande soddisfazione, da scuole, comuni e associazioni.
Conservare nel futuro dell'Italia la memoria di questo tragico e oscuro periodo della nostra storia, significa far sì che eventi simili non possano più accadere.


https://terrenostre.info/sfogliabile/Terrenostre_2023_02.pdf

Sara Stangoni