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14/12/2021
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I Campi di Tullio, il libro di Luigino Ciotti presentato ad Assisi
La vicenda di 281 persone, tra soldati e ufficiali, nei campi di prigionia germanici

Presentato lo scorso 4 dicembre all’Auditorium della scuola media Toti di Santa Maria degli Angeli il libro I Campi di Tullio, di Dino Renato Nardelli e Luigino Ciotti, dedicato a Tullio Ciotti, Internato Militare Italiano in Germania. L'evento è stato organizzato dal circolo culturale “primomaggio” in collaborazione con l'ANPI Umbria e l'ANEI sezione di Perugia e con il patrocinio del comune di Assisi.

Da Assisi - ricordano gli autori - si ritrovarono in 282 (tra soldati e ufficiali) nei campi di prigionia germanici, dopo l’8 settembre 1943: tra di loro anche Tullio Ciotti la cui vicenda è stata ricostruita in un volume, “I Campi di Tullio” (Edizioni Era Nuova e circolo culturale”primomaggio”). Dino Renato Nardelli e Luigino Ciotti, hanno trasformato in parole scritte una testimonianza che avrebbe rischiato di andare dispersa, emblema di un dramma che ha avuto per protagonisti quasi 9mila ragazzi (classi dal 1900 al 1924) provenienti dall’Umbria i cui ricordi rischiano di dissolversi con la loro scomparsa.

Una memoria che la stessa sindaca di Assisi, Stefania Proietti, "considera un patrimonio da recuperare e preservare; nel suo intervento ha manifestato tutta la disponibilità dell’Amministrazione comunale a sostenere le future iniziative sul tema e ad intitolare una via della città agli Internati Militari Italiani". I 282 nomi sono stati rintracciati da Luigino Ciotti presso l’Archivio di Stato di Spoleto per ricostruire il quadro delle vicende che coinvolsero complessivamente 650mila uomini; il regime nazista li riclassificò come “Internati Militari Italiani” per poterli sfruttare come manodopera gratuita nei campi e nelle fabbriche dell’Europa Orientale occupata durante la Seconda Guerra mondiale. La ricerca di Ciotti e Nardelli aiuta a trarre dall’ombra una vicenda che ha scontato un silenzio quasi totale per almeno mezzo secolo dopo la fine del conflitto e si inserisce in un movimento molecolare fatto di ricerche in ambito locale che man mano andranno a ricomporre un mosaico complessivo: un ammonimento permanente sull’insensatezza della guerra.


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