« Indietro

dicono di noi
23/05/2019
Dal Libro "Storytelling di Volontariato"

LA VOLONTA’ DEL VOLONTARIATO……

Per chi come me, figlio di un operaio e di una casalinga, ha vissuto i suoi primi 30 di vita ad Assisi (oltre a questi ultimi 12) abitando a S. Maria degli Angeli, nella religiosa bellezza ed influenza della grande Basilica Papale ma soprattutto della piccola magica Porziuncola, e per anni ha fatto il chierichetto, per chi come me si è trovato ad entrare al Liceo-Ginnasio “Properzio” di Assisi nel 1968-69, in una stagione di grandi attese e voglia di cambiamento, era difficile che non maturassero le condizioni di una formazione umana e culturale tale da mettersi al servizio degli altri.

Così è stato, in un processo per me naturale, anche se mia madre mi diceva sempre “fijo mio nun te ‘mpiccia” non fare cose che hanno a che fare con la politica, perché per lei qualsiasi impegno esterno alle abituali e normali cose di casa e studio erano politica ed in effetti non si sbagliava.

Così ho cominciato a 15 anni a fare i campi di lavoro, raccolta di carta, ferro, stracci, dell’Operazione Mato Grosso (ad Assisi, a Bettona, a Perugia, Arezzo) ma anche a Gussago (BS) per la vendemmia, mentre al liceo, essendo anche diretto protagonista delle assemblee e dei collettivi studenteschi, maturavo una coscienza politica che guardava chiaramente a sinistra. Così è cominciata. Poi i gruppi di amici prima, e politici poi, in cui si discuteva di tutto, del futuro dell’umanità mentre eravamo poco attenti alle nostre sorti individuali pensando che nel fare la rivoluzione, che sembrava imminente, avremmo trovato anche noi una collocazione lavorativa più che soddisfacente.

Assisi mi stava stretta, il mondo era il mio orizzonte.
Così nel 1987, a 33 anni (già sposato e con figlia) quando l’Erasmus era di là dal venire, per la prima volta andai all’estero grazie ad un regalo di papà, andato in pensione, che mi diede parte della sua liquidazione.

Il paese prescelto era il Nicaragua, la modalità era una Brigata Internazionale di Solidarietà organizzata dall’Associazione Italia-Nicaragua e lo scopo costruire viviendas (case) e fosse asettiche (cessi all’aperto) a Matiguas, un piccolo villaggio dove, due mesi prima a 5 Km di distanza, i contras finanziati dagli Stati Uniti, che combattevano i somozisti che avevano fatto la rivoluzione nel 1979 ed erano al potere, avevano ucciso un sacerdote Yankee.
Dormivamo in un alloggio costruito dalla cooperazione norvegese ma avevamo un guardiano con tanto di Kalashnikov a protezione.
A questa prima esperienza internazionale faranno seguito il mio impegno per progetti di cooperazione quali la costruzione nel 1992 di un pozzo ad Apatite, nel comune di San Ramon sempre in Nicaragua, al quale procurammo finanziamenti come primo impegno del neonato, alla fine del 1991, circolo culturale “primomaggio”, con sede a Bastia Umbra.

Da questa associazione è diventata quella che mi ha assorbito e mi assorbe più energie per preparare la presentazioni di libri, video, concerti, dibattiti e tante altre cose compresi progetti di cooperazione come quello grazie al quale abbiamo comperato oltre 250 capre per i Wadabe, popolo di pastori nomadi del Niger, impoveriti e costretti a cambiare le abitudini millenarie a causa dei cambiamenti climatici che producono l’avanzata del deserto del Sahara.
Ma anche un progetto in Etiopia, insieme all’ong LVIA per la costruzione di un pozzo e della rete idrica per l’accesso all’acqua potabile a Elala Qorke kebele nella Woreda di Shashamane.

Ma come dimenticare i tanti personaggi, impegnati per gli altri, che come circolo primomaggio, di cui sono il presidente da sempre, abbiamo portato in Umbria e organizzato splendide e partecipate serate con Don Luigi Ciotti, Aleida Guevara (la figlia del CHE), Padre Kizito, Gianni Minà, Padre Alex Zanotelli, Prof. Riccardo Petrella, Padre Daniele Moschetti, Alberto Granado, Luisa Morgantini, Giovanni Impastato, Mao Valpiana, Frei Betto, Padre Marcelo Barros e tantissimi altri.

Persone vicini ai diritti delle persone e dei popoli ed ai loro problemi quotidiani che hanno portato la complessità e le ingiustizie del mondo a casa nostra mettendoci di fronte alle nostre responsabilità, di noi ricchi occidentali e super-egoisti.

Ma non posso dimenticare le mie esperienze nell’UVISP Assisi, prima ong umbra, di cui per anni sono stato membro del direttivo e le mie missioni in Nicaragua, a Ciudad Dario al centro per il recupero, la formazione professionale ed il reinserimento sociale di feriti ed invalidi di guerra, e Guatemala, progetto per il recupero di alcolisti a Chimaltenango.

Così come sono fiero di essere stato il primo assessore comunale umbro, lo sono stato a Bastia Umbra dal 1995 al 1999, ad aver utilizzato l’art.19 della legge 68/93, sulla cooperazione decentrata, per finanziare due scuole primarie: una a Wahablè in Burkina Faso ed un’altra più grande a Kasumo (Tanzania) insieme alla Caritas diocesana di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbra.

E poi mentre nel maggio 1999 imperversava la guerra nel Kosovo la mia partecipazione ad una missione in Macedonia nei campi di Stenkovac 1 e 2, rispettivamente occupati da 30.000 e 15.000 kosovari, praticamente campi di concentramento, ed il trasporto in Italia di alcuni di loro con un C130 dell’Aeronautica Militare per vivere al sicuro in Umbria finché la situazione non ha permesso il ritorno nelle loro case, in molti casi distrutte.

Ho contribuito in misura determinante a costruire nella mia zona, Assisi - Bastia Umbra, la LegAmbiente, Emergency, l’ANPI. Ho partecipato attivamente alla costituzione dell’associazione “Città di Bastia –Pro bambini di Chernobyl” tenendo nel periodo estivo ed invernale una bambina, Veronika Nossova, dell’istituto n.3 di Gomel (Bielorussia), ora sposata e con una bambina di 2 anni, rimasta a Bastia.

Inoltre l’organizzazione di tante cene per procurare fondi per il Kenya, per i palestinesi, ed altre popolazioni in difficoltà. Io, con la mia voglia di conoscere e capire, non potevo non andare, in loco, a vedere la realtà del popolo Saharawi, di quello Kurdo ed impegnarmi, in varie forme, anche per questo.

Da molti anni sono impegnato a far conoscere la realtà delle comunità di pace della Colombia ed in particolare di quella di San Josè de Apartadò che è un simbolo tale da essere proposta, da svariate associazioni internazionali, per il Nobel della Pace.

Questa piccola comunità di campesinos si è data delle regole pacifiste e nonviolente a cominciare dal rifiuto dell’utilizzo e della presenza di armi in un paese dilaniato da oltre 50 anni di lotta tra esercito, guerriglia e paramilitari.

Massacrati dagli uni e dagli altri, circa 300 morti in poco più di 20 anni, io che da 3 anni sono il presidente nazionale di Colombia Vive sento l’obbligo morale, innanzitutto, di far conoscere questa esperienza alternativa che ha bisogno di essere accompagnata e protetta, per poter sopravvivere, contro le logiche della violenza e degli interessi economici.

Tre visite, nel 2004, 2007, 2017, in questa comunità mi hanno arricchito molto ed è forse l’esperienza più bella che mi ha segnato.

Luigino Ciotti

CIRCOLO CULTURALE PRIMOMAGGIO
Il circolo si propone di divulgare la cultura e la solidarietà

Luigino Ciotti