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Storie lunghe un fiume 12 settembre 2006 - h. 21.00


"Storie lunghe un fiume - Memorie e racconti del Tevere"

Spettacolo teatrale di e con:

Graziano Vinti, Giannermete Romani e Claudio Ridolfi


Bastia Umbra, Fiume Chiascio (sotto il ponte Santa Lucia)

Lo spettacolo è organizzato dal Circolo Culturale "primomaggio", Pro Loco di Bastia Umbra, Associazione Amici del Chiascio e WWF della Valle Umbra Nord in collaborazione dell'Associazione per l'Ecomuseo del Fiume e della Torre.
Storie lunghe un fiume "...eran tre giorni che 'l padreterno la mandava giù a catroscio. Su a monte si sentivano i tuoni che sembrava il terremoto. Anselmo si svegliò che ancora non era giorno..."

"Dove fiorisce il rosmarino c'è una fontana scura dove cammina il mio destino c'è un filo di paura qual è la direzione nessuno me lo imparò qual è il mio vero nome ancora non lo so" (Fabrizio De Andrè)


'Storie lunghe un fiume', narrazione teatrale per due voci e fisarmonica, vuole raccontare il Tevere e il suo divenire, dar voce ai suoi miti, salvare le ricche memorie civili, storiche ed ambientali che lungo il suo alveo e intorno ad esso si sono sedimentate per capire il suo presente. E' un viaggio dedicato alla gente del fiume, all'acqua e alla terra e ai loro sensi molteplici, un lavoro aperto, un laboratorio che si arricchisce, nel suo procedere, di voci, spunti, incontri. Il senso della ricerca dei curatori e interpreti dello spettacolo sta nel rintracciare i nessi, la trama delle relazioni che danno un senso alla convivenza civile, nel recuperare alla dignità della rappresentazione le storie di uomini e donne, senza aggettivi o qualifiche. Gli autori hanno per questo scelto un territorio omogeneo in cui il fiume è stato, nel corso della storia, un riferimento comune, elemento della natura che per la sua essenza ha saputo attrarre, rappresentare un motivo unificante, informando di sé il paesaggio fisico e le storie di vita. Il rischio è che oggi questa trama si rompa, che disperda un patrimonio di rapporti, civiltà, storie e geografie. L'impegno è volto, attraverso l'ascolto, la narrazione, la raccolta di storie e la loro rappresentazione teatrale, a ritrovare i sensi di questi luoghi, a ricostituire un rapporto attivo e vitale, e non solo distruttivo, tra l'uomo e l'ambiente che lo ospita. E per fare questo è necessario mettersi in ascolto, atto impegnativo in un mondo omogeneizzato dal mercato e dal rumore, per rintracciare una biografia del fiume che si fa attraverso la memoria e i racconti perché noi siamo ciò che raccontiamo di noi stessi. La nostra vita, somma di narrazioni, si fa e si ricostruisce nell'intreccio di storie e racconti che la costituiscono. E' da tali narrazioni messe insieme che emerge l'unicità, l'irriducibilità, la significatività di ogni esperienza. Attraverso le singole storie si ricostruisce una identità collettiva, a più voci. Così anche le personalità più nascoste, quelle spesso spinte ai margini e dimenticate, hanno la possibilità di dirsi. Ogni voce trova ascolto e parole, cura e comprensione ed è possibile restituire valore e visibilità ai tanti pensieri in cui successivamente ci si può rispecchiare e ritrovare, arrivando ad una coralità estremamente significativa. Ma il cuore di tutto sta nel rintracciare nella molteplicità di sguardi e significati che emergono una forma di 'cura': innanzitutto verso se stessi, nel momento in cui ci si dedica un tempo e uno spazio per riflettere, per rintracciare il filo della propria vita, per fissare e ricostruire nessi significativi; cura di sé che si apre alla cura dell'altro, nella misura in cui attraverso l'ascolto e la raccolta delle storie si aiuta chi si narra a ricostruire un disegno di sé, a riconnettere i frammenti del proprio mosaico interiore, a ricostruire sostanzialmente l'identità, o meglio le molte identità a cui apparteniamo. Cura, infine, non solo individuale ma anche pubblica, collettiva, di quanto raccolto, attraverso la scrittura e la rappresentazione teatrale come forma privilegiata per condividere storie e destini, volti, voci e immagini.