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17/05/2015
CORRIERE DELL'UMBRIA

RITORNO ALLA TERRA MA LA BUROCRAZIA NON E' DI AIUTO
AGRICOLTURA. C'è la legge per gli insediamenti produttivi e occupazionali ma l'iter non è ancora concluso

> PERUGIA. Da più di un anno il consiglio regionale dell'Umbria ha approvato la legge 3/2014 che contiene le norme per favorire l’insediamento produttivo ed occupazionale in agricoltura, per promuovere l’agricoltura sostenibile” e “disposizioni sulla lavorazione di piccoli quantitativi di prodotti agricoli. Ma questa legge non è mai stata applicata non essendosi mai concluso l'iter. Il regolamento è stato preadottato dalla giunta ed è passato in commissione. questo prevede un Banco della Terra non ancora istituito e tratta l'aspetto relativo ai terreni, tagliando fuori la parte importantissima che prevede la semplificazione delle norme per le trasformazioni alimentari contadine, che diversamente non possono essere sostenibili. Per questi motivi è nato il comitato popolare per l'applicazione della legge costituito da AIAB Umbria, Associazione Colibri', circolo Primo Maggio, InclusoMe, La Spinosa, Legambiente Umbria, Libera Umbria, Movimento Terra Contadina. Questa legge permetterebbe di rendere disponibili beni pubblici abbandonati per chi volesse coltivarli o creare attività sociali. Mantenerli attivi significa creare ricchezza e sarebbe una buona risposta alla crisi economica, occupazionale e ambientale. La piccola produzione potrebbe essere destinata al consumo familiare e alla vendita di piccole quantità di prodotti d'eccellenza. "Il comitato è nato intorno alla legge per aprire le porte a chi vuole condurre i beni pubblici inutilizzati per creare e incentivare il lavoro in campagna - spiega Angelo Gualdana dell'Associazione La Spinosa del Monte Peglia - per l'agricoltura sono disponibili un miliardo e mezzo fondi europei che dovrebbero andare a chi lavora la terra come bene comune e non a chi la sfrutta - aggiunge Luigino Ciotti del circolo Primo Maggio -. Il comitato chiede che sia garantita la partecipazione della rappresentanza della popolazione e dei soggetti interessati al recupero e coltivazione, ai lavori di coordinamento del Banco della Terra e l'adozione di linee guida per la valutazione dei piani aziendali dei richiedenti i beni perché siano valutati anche dal punto di vista del ripopolamento rurale, manutenzione del territorio, creazione di reddito e di salvaguardia ambientale. "Chiediamo ai candidati alle regionali di impegnarsi su questo tema affinchè la legge arrivi all'attuazione e non resti monca - dice Alessandra Paciotto di Legambiente -. L'uso dei terreni demaniali in Umbria è vergognoso e in stato di abbandono - commenta Vasco Cajarelli della CGIL Umbria - e da irresponsabili. Va accorciata la filiera perché il valore aggiunto rimanga nel territorio invece che importare 7 miliardi di euro di prodotti. La riforma agraria è necessaria e dobbiamo partire da qui.

Antonella Manca