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11/07/2012
http://www.terrenostre.info/eventi/12629

Incontro con Orthodo portavoce del popolo Wadabè giovedì 12 luglio a Rocca S.Angelo
Eventi

Cari amici approfittiamo della presenza, anche quest'anno, di Orthodo Bermo (rappresentante del popolo Wadabè del Niger, in allegato la foto), per pochi giorni in Italia, con sua moglie Dela per organizzare come circolo culturale "primomaggio", in collaborazione con l'Associazione Assolint di Carlo Biccini, un incontro amichevole con lui giovedì 12 luglio, alle ore 21, presso la mia casa a Rocca S.Angelo...


Parleremo con lui delle situazione e delle difficoltà del popolo Wadabè (su cui ha fatto un film "I pastori del Sole" anche Werner Herzog nel 1989) alla luce degli accadimenti nei paesi confinanti Libia e Mali.
Poi chi vuole potrà comprare i loro prodotti artigianali d'argento (collane, orecchini, bracciali, anelli) che hanno portato per finanziare l'acquisto di animali di cui hanno bisogno. Per arrivare a Rocca S.Angelo (vicino Petrignano d'Assisi) e alla mia casa basta telefonarmi al 3460134774.
A seguito dell'incontro dello scorso hanno ci siamo presi l'impegno di aiutare il popolo Wadabè che si è concretizzato anche con la presentazione di un progetto di cooperazione alla luce del bando regionale del 29/12/2011 in base alla L.R. 26/99 di cui sotto ne riportiamo alcune parti.


Sintesi del progetto: ABBANAI "dare a chi è senza". Un futuro per il popolo Wadabè

Scopo del progetto:
Il progetto vuole dare una risposta immediata e significativa ai bisogni emergenti delle popolazioni Wadabè. Abitano nel sud del Sahara nel Niger (tra i paesi più poveri del mondo) ma nessuno sa da dove provengono, molto probabilmente i loro passi si muovono lontano, nel tempo e nello spazio: si parla di Mesopotamia, addirittura. Migrazioni che durano decenni, forse centinaia di anni, che li portano a lasciare tracce proprio lì, nel sud del Sahara, dove i graffiti indelebili sulle pareti delle grotte attestano che la loro presenza in quella zona risale a circa cinquemila anni fa, in piena Età  della Pietra. Si ritengono il popolo più bello del mondo, ma gli altri nomadi del deserto li disprezzano. Loro sono i Wadabè, il cui nome significa coloro che vivono nel vincolo della purezza.
In questi anni di sconvolgimenti climatici accelerati, causati soprattutto dall'inquinamento dell'ariane dall'effetto serra creato dal nostro mondo di benessere e spreco, sembrano amplificati nell'area saheliana, dove gli ultimi pastori nomadi del pianeta sono i Wadabè - che vivono serenamente con le loro mandrie di mucche, nel rispetto assoluto per l'ambiente, si trovano da anni in uno stato d'emergenza a causa della siccità cronica. Ad anni di siccità moderata seguono anni di estrema siccità e la vita di questa gente si è trasformata in una continua lotta per la sopravvivenza. I Wadabè hanno un profondo senso di solidarietà e di unità tra di loro.
Se una famiglia possiede animali ed un'altra ne è priva, immediatamente chi si trova con il bestiame lo divide con chi è rimasto senza.
Da qui il progetto "ABBANAI", parola antica presente nel loro vocabolario e nella loro cultura, che significa letteralmente "dare a chi è senza".
E' parte del loro codice di comportamento da sempre, è il loro modo di essere. Nella loro cultura è inconcepibile che l'uomo possa pensare solo a sé, senza tener conto di tutti gli altri. La condivisione dei beni materiali è alla base della loro vita, poiché essi non si concepiscono come individui separati, magari in competizione fra di loro come spesso avviene in occidente, ma come un unico corpo. L'intervento, ispirandosi a questi principi, mira ad acquistare capi di bestiame, orami quasi tutti decimati, e ristabilire la catena del "dono", favorendo, altresì anche la creazione di gruppi di donne che gestiscano una cassa solidale a favore dei più bisognosi. L'intervento risponde pienamente ai criteri della L.R. 26/99, caratterizzandosi come azione umanitaria e solidaristica che favorisca lo sviluppo locale legato alla valorizzazione delle identità culturali del luogo e trasmettendo contenuti e strumenti in grado di attivare percorsi virtuosi di empowerment, secondo un approccio bottom up.

Attività  previste:

Il progetto prevede attività differenziate in grado di dare una risposta immediata ai bisogni emergenti delle popolazioni Wadabe:
1. Acquisto di bestiame nei mercati locali 2. Distribuzione dei capi acquistati alle famiglie che non posseggono bestiame al fine di garantire il proseguimento dell'attività economica quasi esclusiva dell'area
3. Formazione in area zootecnica al fine di favorire l'innalzamento di competenze nel miglior utilizzo delle risorse disponibili; assistenza veterinaria
4. Sostegno a gruppi di donne che attraverso la creazione di "casse di solidarietà" si occupino di coloro che vivono condizioni di estrema difficoltà .
Attività trasversali previste:
1. Management: creazione gruppo di coordinamento Italia/Niger per la gestione e amministrazione dell'intervento - avvio progetto - pianificazione di dettaglio - missione italiana, in occasione della consegna del bestiame, per analisi della situazione e delle condizioni della popolazione Wadabe - monitoraggio e valutazione.
2. Sensibilizzazione: realizzazione di un DVD documentaristico - Campagna di sensibilizzazione in Umbria sui bisogni emergenti delle popolazioni Wadabe - iniziative di raccolta fondi.

. Descrizione dei fabbisogni di intervento:

L'intervento previsto è rivolto a contrastare i fenomeni di povertà  emergenti nella popolazione Wadabe.
Il popolo Wadabe è un piccolo gruppo etnico di circa 45.000 persone. Essi non esistono per il Niger (il secondo paese più povero del mondo) e lottano per sopravvivere alla logica aggressiva che li circonda.
Non rientrando nella sfera degli interessi economici occidentali la loro sofferenza rischia di esser dimenticata nell'indifferenza generale.
Wadabe significa "gente del tabù" essi infatti non si sono mai mescolati con gli altri gruppi etnici.
Ciò ha permesso loro di mantenere l'originalità della loro cultura e la purezza delle loro tradizioni le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Alcuni studiosi ritengono che essi siano provenienti dall'antico Egitto, altri pensano dall'Oriente.
Da migliaia di anni attraversano l'area saheliana sempre alla ricerca di pascoli per il loro bestiame con il quale vivono in totale simbiosi.
Pastori nomadi gentili e mistici non conoscono la guerra nè la proprietà privata, vivono in gruppi famigliari, amanti della libertà si muovono con le loro mandrie nei paesaggi aridi e stepposi del Sahel.
Posseggono un'antichissima letteratura orale che nel ventesimo secolo fu trascritta da un mistico mussulmano (sufi) in lingua fulfulde.
Lo sconvolgimento ecologico è la causa di una siccità  cronica nel Sahel e dell'avanzamento del deserto del Sahara di 6 km l'anno.
La vita dei Wadabe si è trasformata negli ultimi anni in una vera lotta per la sopravvivenza. Essi non possono spostarsi verso sud con i loro animali a causa della presenza di altre popolazioni che praticano l'agricoltura. Ciò creerebbe sicuramente dei conflitti che i pacifici Wadabe cercano di evitare.
A nord invece entrerebbero nella zona desertica dove non vi sono pascoli per le loro mandrie.
Negli ultimi due anni la siccità ha colpito in modo particolare la zona saheliana, le popolazioni nomadi che si trovano in questa zona e che sono vissute da sempre di pastorizia hanno perso la loro fonte di sopravvivenza cioè i loro animali.
Nella tradizione Peul quando la siccità  o altre calamità  uccidevano il bestiame, le famiglie che possedevano ancora animali li dividevano con chi non era più in grado di sostenersi.
Questa tradizione solidale ha permesso la sopravvivenza delle famiglie Wadabe durante i secoli.
I nomadi sono così riusciti a portare avanti fino a questo momento la loro cultura e per dirla con le loro parole, la loro "vocazione pastorale".
Ma in questi anni gli sconvolgimenti climatici accelerati, causati soprattutto dall'inquinamento dell'aria e dall'effetto serra creato, sembrano amplificati nell'area saheliana.
Ad anni di siccità  moderata seguono anni di estrema siccità  e la vita di questa gente si è trasformata in una continua lotta per la sopravvivenza.
L'anno scorso sono morte le loro mandrie di mucche ed anche molte persone hanno perso la vita per sete, fame, stenti e malattie. Generalmente la stagione della fame inizia verso aprile-maggio e dura fino all'arrivo delle piogge a fine agosto.
Purtroppo ultimamente le piogge sono scarse e si comincia a soffrire già a partire dal mese di febbraio.
I Wadabe dopo la strage dei loro bovini sono stati costretti a portare dei lievi cambiamenti culturali. Da alcuni anni avevano introdotto l'uso di alcuni dromedari, animali resistenti alla siccità  ed alla fatica e l'esperienza era stata positiva.
I dromedari offrono un latte squisito e altamente vitaminico. Da ora in poi dovranno vivere più come nomadi del deserto che della savana. Trasformare la mandria bovina in mandria di dromedari che possano assicurare la sopravvivenza del gruppo nei mesi di fame non è cosa da poco!
Servono fondi per l'acquisto di cammelli e di asini. Gli asini sono importanti come mezzo di trasporto.
Anche capre e pecore sono animali resistenti che possono salvare dalla fame.

. Rapporti con altre iniziative in ambito locale, nazionale e/o comunitario

. Obiettivi perseguiti:

Il progetto si propone di ricostituire nel circondario di Tchintabaraden la vita nomade pastorale attraverso l'acquisto di animali per le famiglie più povere che hanno perso totalmente il loro bestiame a causa della siccità e che al momento se non muoiono di fame è solo grazie agli sforzi immensi dell'Associazione Kaouritel che cerca di assisterli distribuendo cibo.
Gli obiettivi del progetto sono:
- salvare le popolazioni nomadi dando loro la possibilità di continuare la vita pastorale nel loro ambiente;
- promuovere l'allevamento tradizionale, vocazione del popolo nomade;
- dare ai nomadi la possibilità  di preservare le loro millenarie tradizioni di vita;
- sostenere le famiglie più povere che hanno perso tutti gli animali;
- migliorare le condizioni di vita a livello alimentare per le fasce più deboli, donne e bambini, con il latte, alimento base del popolo Wadabe;
- migliorare la salute delle persone e degli animali;
- migliorare la sicurezza degli alimenti;
- offrire supporto e formazione agro-zootecnica finalizzati al miglioramento della produttività  del bestiame, delle derrate da esso derivate (carne e latte).
Il popolo Wadabe grazie a questo progetto può perpetuare la propria cultura pastorale di cui va fiero e non rischia così l'abbruttimento, l'esclusione e l'emarginazione sociale.
Il progetto sostiene anche l'esistenza di gruppi di donne Wadabe che mettono l'incasso delle loro vendite (di latte e di piccoli prodotti artigianali)sul mercato locale in una cassa comune per il sostegno di coloro del gruppo che sono in seria difficoltà  (bambini malati ecc).