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dicono di noi
30/09/2010
Risonanze

La pomata de Checcaccio
storie

“Le fasi
per le quali sono passati i volghi in dozzine
di secoli
hanno lasciato non pur delle tracce,
ma anche delle impronte forti e spiccate
che il tempo vorace non ha potuto distruggere
né attaccare”
(Giuseppe Pitrè)
Che dire? Soprattutto che è un
libriccino simpatico. Simpatica
l’idea, per un sì giovane autore
(classe 1978!), simpatici i ricordi
riportati, simpatica, anzi
proprio bella, la sua presentazione sotto
forma di ‘spettacolo teatral-musicale’, e a
cui abbiamo con convinzione partecipato.
La dedica che Massimiliano mi ha fatto sul
libriccino (circa 100 pagine) che con piacere,
curiosità interesse ho acquistato è la
seguente: ‘questo è un libro sulla tradizione
e nella tradizione…’. Giuseppa Bazzucchi
(Peppa, la nonna) era una donna d’altri
tempi con la sua vita, il suo pensiero, la sua
arte medicamentosa (in buona parte imparata
dal Checcaccio) proiettati nella vita di
un nipote. Ha detto Luigino Ciotti, che come
presidente del Circolo Primomaggio ha organizzato
questa importante iniziativa: ‘tra
i due, oltre mezzo secolo di distanza ed un
ritorno alle stesse origini di appartenenza.
Dalla testimonianza vivente della cultura
di tradizione orale all’approccio scientifico
del mondo “colto”. Guaritrice, erborista,
enciclopedico raccoglitore del sapere della
montagna, la personalità di Giuseppa
diviene nel testo il veicolo attraverso il
tempo e la società per concepire i lati psicologici
del mondo rurale visto come complesso
universo legato alla terra’.
E la ricetta della ‘miracolosa’ pomata? E’ meticolosamente
descritta nel terzo ed ultimo
capitolo del libro. Si svolgeva in ben sei fasi
e prevedeva questi ingredienti essenziali:
cera d’api, olio extravergine di oliva, miele, foglie
e primo strato verde sottostante la corteccia
di legno di sambuco! Per saperne di
più, ovvero principi attivi (di fatto, prodotti
delle api a parte, in Sambucus nigra), caratteristiche
principali (antiossidante, …)
ed indicazioni terapeutiche (scottature,
punture d’insetti, mal di gola…), dovrete
leggerlo:
… ditelo bello mio do’ lo trovate
ditelo bello mio do’ lo trovate
ritorna la tua voce fresca e bella
e ritorna la tua voce fresca e bella
la-la-li-ro
e ritorna la tua voce fresca e bella …
(‘canto a vatocco’)
Il libro, abbastanza ricco di ricordi personali,
di proverbi e di citazioni strettamente
dialettali, di note e richiami musicali, di
fotografi e d’epoca, è un prezioso documento,
sia pur dilettantesco (ma forse per
questo utile ed importante), di storia orale
che copre i 50 anni che vanno dalla seconda
guerra mondiale agli anni duemila,
e che si presta ad una lettura rilassante e
divertente a tratti, ma anche a rievocare in
ognuno di noi, se lettore attento e cosciente
è, un mondo di memorie che non sono
altro che il substrato della nostra esistenza
di persone pensanti, agenti, e consapevoli
di quanto e di quanti ci hanno preceduto.

Daniele Crotti

Massimiliano Dragoni, La pomata
de Checcaccio. Un caso di medicina
popolare nelle montagne tra Assisi
e Gualdo Tadino tramandato da mia
nonna Peppa e raccontato da me
medesimo, Edizioni Era Nuova, Perugia,
2008.
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Daniele Crotti