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dicono di noi
31/12/2007
SUBASIO

“Ma che mondo è questo ?”
Interviste sulle emergenze di inizio millennio

Non si poteva scegliere modo migliore per celebrare i primi 15 anni del Circolo culturale “Primo Maggio” di Bastia Umbra, la dinamica realtà fortemente voluta, sul finire dell’anno 1991 dall’Accademico del Subasio Luigino Ciotti ( nato a Cheratte – Belgio – il 9 agosto 1954 ma saldamente radicato al nostro territorio al quale ha dedicato senza risparmio la sua vocazione all’impegno civile e politico).
Sono state raccolte in un volume, dal titolo problematico e stimolante, 16 interviste definite sinteticamente “polifonia di testimonianze” dal curatore Roberto De Romanis docente presso l’Università degli Studi di Perugia (Letteratura Inglese e Didattica della cultura e delle istituzioni dei Paesi anglofoni).
L’intento – pienamente raggiunto - era quello di raccogliere attorno ad un tavolo virtuale alcune di quelle personalità della politica, della cultura, dell’informazione, della Chiesa e dell’associazionismo solidale che hanno animato gli eventi organizzati in Umbria dal Circolo “Primomaggio” nel corso dei suoi tre lustri di attività.
Dall’insieme dei loro scritti scaturisce, con la denuncia esplicita di tante ingiustizie, un messaggio di speranza: un mondo migliore è ancora possibile purchè l’essere umano desista dal progettare la propria autodistruzione.
Ovviamente è necessaria una lettura attenta di ogni capitolo ed una conseguente riflessione affidata alla sensibilità del lettore, che non può esimersi dal sentirsi responsabile di quanto avviene e, soprattutto, di quanto avverrà. In questa sede se ne offre una breve sintesi, integrata da qualche cenno biografico dell’interlocutore di turno, secondo la progressione del libro.
VITTORIO AGNOLETTO “Europarlamento e difesa dei diritti sociali”. La voce autorevole del Parlamentare europeo, portavoce del Genoa Social Forum e componente del Consiglio del World Social Forum, si basa sulle esperienze di medico del lavoro impegnato da anni sul fronte delle tossicodipendenze e della lotta all’AIDS. Denuncia senza mezzi termini il pesante condizionamento dei grandi interessi economici, come ad esempio quelli delle multinazionali farmaceutiche che hanno sostanzialmente azzerato una risoluzione approvata dal 98% dei parlamentari europei per arginare la diffusione dell’AIDS. Esorta ad orientare la vertenzialità della comunità internazionale verso le 4 priorità da cui dipende il futuro del mondo: il diritto a vivere ( che implica il diritto alla terra e all’acqua ancora negato in troppi Paesi); il diritto a vivere di più (l’accesso ai farmaci e le politiche sanitarie); il diritto a morire di morte naturale (no alle guerre e agli armamenti); il diritto a vivere in un mondo più giusto ((cancellazione del debito dei Paesi più poveri).
FABIO ALBERTI “Gli operatori di pace e le guerre umanitarie”. Il Presidente dell’associazione di volontariato “Un ponte per ……”, da lui fondata nel 1991, conferma la sua fama di conoscitore della società civile mediorientale e di elemento di spicco del movimento di lotta per la casa. Critica la grande mistificazione della “guerra umanitaria”, un appellativo che non si giustifica per nessun conflitto armato. Afferma che i problemi dell’Iraq derivano in gran parte dalle interferenze delle potenze occupanti, specialmente degli USA che mirano a garantirsi lo sfruttamento dei pozzi di petrolio da proteggere con proprie basi militari permanenti. Auspica per le minoranze del Kurdistan turco e per i palestinesi di Chatila una visibilità finora negata dai “media”
ALEX ZANOTELLI “Il sogno di Dio” Il missionario comboniano, già direttore della rivista “Nigrizia” fino al 1987, è un vero apostolo della non violenza della cui necessità ha tratto deciso e motivato convincimento durante i soggiorni tra i baraccati del Sudan e del Kenia e, da ultimo, nella sua azione pastorale all’interno del Rione sanità di Napoli. Al vangelo della prosperità (“Gospel of prosperty”) contrappone “il sogno di Dio” cioè che tutti i suoi figli vivano in pari dignità la propria vita. E’ infatti consapevole e diretto testimone delle situazioni di sofferenza e di emarginazione che vengono imposte al popolo delle baraccopoli, un popolo che tra venti anni – secondo le proiezioni dell’Agenzia “Habitat” dell’ONU – assommerà a 3,5 miliardi di individui su un totale di 8 miliardi di abitanti del pianeta. Rivolge un appello accorato al 20% del mondo che vive nella ricchezza per addivenire con una riduzione dei consumi ad uno stile di vita più sobrio e forse anche più felice; per rompere, accettando le sfide di tipo culturale, l’atavica consuetudine dell’omertà e la crisalide della paura su cui prolifera la criminalità organizzata; per dare corso con il boicottaggio collettivo ad una lotta incruenta contro le dilaganti logiche di profitto.
ALBERTO GRANADO JIMENEZ “Per mantenere vivi gli ideali del Che”. Avendo condiviso le gesta leggendarie del mitico “Comandante Ernesto Che Guevara de la Serna”, si sottrae volutamente alla sua vocazione di farmacologo ed eminente scienziato per divenire cantore degli ideali che furono alla base della rivoluzione castrista e profeta del ruolo dell’America Latina nel futuro del mondo. E’ lì infatti che deve nascere dall’educazione dei diseredati e degli sfruttati l’ “uomo nuovo” chiamato a sconfiggere i commercianti di armi, i narcotrafficanti e i politici corrotti che li proteggono.
FREI BETTO (Carlos Alberto Libanio Christo) “Teologia della liberazione, politica e solidarietà sociale” Teologo brasiliano, associato ad un monastero domenicano di Sao Paulo, ha fatto parte del Governo Lula dirigendo fino al 2004 il programma “Fame Zero”; scrittore e giornalista impegnato per decenni nella difesa dei diritti umani nel suo Paese ha soggiornato per lunghi periodi nelle carceri della dittatura brasiliana ed è stato sottoposto a tortura, senza che il suo indomito temperamento venisse fiaccato. Cita più volte la prima enciclica di Benedetto XVI che contiene l’esortazione “alla diaconia della carità” per mezzo della quale sarà possibile avvicinarsi a quella “civiltà dell’amore” sognata da Paolo VI, dalla quale siamo ancora lontani. Assegna alla Chiesa il ruolo impegnativo di dare voce a chi non ha voce (cioè ai poveri), tenendo presente che oltre alla fame del pane esiste la fame di bellezza, di cultura, di senso della cittadinanza. Ricorda ai governanti che alle promesse debbono seguire le realizzazioni, senza trincerarsi dietro le acrobazie retoriche che vengono usate per giustificare il capitalismo neoliberista, mercatocentrico.
HAIDI GAGGIO GIULIANI “Genova per noi” Era insegnante, ma dal 20 luglio 2001, giorno della uccisione del figlio Carlo , è impegnata in una campagna di contro-informazione sui tragici fatti di Genova. In memoria del figlio ha fondato il “Comitato Piazza Carlo Giuliani” che finanzia e sostiene vari progetti umanitari nel Sud del mondo. Le sue parole dimostrano come dall’esperienza privata e personalissima di un dolore enorme, onnipresente, “che toglie bellezza e profumo a tutto e ti soffoca”possa scaturire una inesauribile sete di giustizia e un impegno che aiuta a tenere accesa la speranza del cambiamento.
GIOVANNI RUSSO SPENA “Proposte di sinistra per il Governo che verrà” Battagliero senatore del gruppo della Rifondazione Comunista, ha iniziato la sua carriera politica nel 1971 ed è stato più volte eletto alla Camera dei Deputati e al Senato dove è stato designato a far parte di numerose Commissioni parlamentari tra le quali quella antimafia. Memore delle lezioni fiesolane del padre Balducci , considera gli scenari del futuro prossimo venturo “dove la pace tra i popoli e la giustizia economica e sociale saranno grammatiche sempre più interconnesse in modo inestricabile”. Da questa traccia scaturiscono le proposte volte a realizzare una vera democrazia popolare e una cooperazione “dal basso”; la pacifica convivenza tra palestinesi ed israeliani secondo l’unica formula possibile (“Due Popoli, due Stati); l’allontanamento degli spettri della xenofobia e del razzismo che aleggiano sulla condizione dei migranti e consentono il permanere delle “galere etniche” (i C.P.T.) definiti “aberrante mutilazione dello Stato di diritto perché incarcerano persone che non hanno commesso alcun reato”; la procedura più efficace per rendere effettiva la confisca delle terre dei mafiosi e per affidarle a cooperative di giovani con il fine di coltivarle, e con esse coltivare la speranza.
RENATO “KIZITO” SESANA “L’Africa è la terra della speranza”. Missionario comboniano, è in Africa da oltre venti anni in Sudan, Zambia, Kenia (dove attualmente vive); ha fondato ed anima due comunità assurte meritatamente al rango di ONG (“Koinonia” e “Amani”) per l’opera di cooperazione e sviluppo tanto necessaria in quelle realtà. Prolifico pubblicista, ha collaborato con numerose testate italiane e internazionali ed è stato l’ispiratore della prima Agenzia Giornalistica in Africa gestita completamente da africani (“News from Africa”). Denuncia senza mezzi termini i fallimenti della cooperazione internazionale: impegni non mantenuti, speranze tradite, mancanza di trasparenza, colpevole elefantiasi di progetti mastodontici che si arenano per manifesta incapacità di gestirli. Definisce i ricchi come “signori dell’immobilismo e della sterilità” resi tali dal desiderio di conservare ed accrescere i propri privilegi, con una complicità strumentale dei “media” che rivelano il proprio etnocentrismo, saturo di stereotipi, pregiudizi, spiegazioni scontate: cita a questo proposito una recente indagine di “Medici senza Frontiere” sulle comunicazioni relative all’emergenza nutrizionale in Nigeria (estate 2005) secondo la quale su un totale di 436 ore di notizie trasmesse al drammatico argomento sono stati riservati appena 19 minuti; nello stesso periodo al gossip sui VIP le reti televisive hanno dedicato ore 11,5 e alle esigenze degli animali domestici ore 2,25.
GIULIETTO CHIESA “L’informazione tra Superclan e nuove emergenze” Militante del Partito Comunista Italiano, intraprende nel 1979 la professione giornalistica presso il quotidiano “L’Unità” per il quale durante il successivo decennio è corrispondente da Mosca. Nel 1990, e per tutto il decennio successivo, è corrispondente dalla Russia per il quotidiano “La Stampa”. Nel 2004 viene eletto al Parlamento Europeo dove opera attivamente in seno al gruppo “Alleanza dei Democratici e Liberali per l’Europa”. Si sofferma sull’importanza del mezzo televisivo e sui suoi effetti devastanti (scollamento dal mondo reale, confusione, inversione di valori, disimpegno) nel medio e lungo periodo. Critica aspramente il sistema maggioritario voluto dalle oligarchie dominanti come espropriazione della sovranità popolare e denuncia la finzione delle “primarie” gestite dagli “apparati” in una logica di conservazione che tende a canalizzare o a limitare le scelte. Sostiene la necessità di una “democrazia della comunicazione” in grado di garantire un pluralismo amplissimo, senza limiti, ma all’interno di regole precise che impediscano ad una sola voce di prevaricare le altre. Considera presupposto necessario della pace una ragionevole distribuzione delle risorse disponibili ma avverte su questo obiettivo le ombre inquietanti di un conflitto, sempre più probabile, tra USA e Cina avide entrambe di materie prime e di fonti energetiche.
MARIO CAPANNA ”Coscienza globale – Parlamento mondiale” Leader riconosciuto del movimento giovanile italiano degli anni Sessanta e Settanta, ha esercitato incarichi politici e istituzionali rappresentando formazioni della sinistra radicale e del mondo ambientalista. Presiede attualmente il “Consiglio dei Diritti Genetici”, organismo di ricerca e comunicazione sulle biotecnologie. Nobilita la “contestazione richiamandone l’etimologia (dal latino “contestor” ossia “chiamo a testimonianza”) e considerandola occasione privilegiata, forse unica, di “far emergere la verità”. Afferma che costruire aggregazione partendo dai problemi concreti non basta, perché occorre regolare le dinamiche del mondo in base al principio secondo il quale “ciò che riguarda tutti deve essere deciso da tutti”. E’ quindi implicito il superamento dell’ONU che rappresenta i Governi e non i Popoli per giungere ad una Autorità Suprema con compiti di alta legislazione ed effettivo potere di indirizzo, senza rinunciare alla “ricchezza delle diversità”, contrapposto ineludibile alla globalizzazione unipolare praticata dall’Occidente.
FLAVIO LOTTI “Una comunicazione di pace contro le menzogne della guerra” Coordinatore Nazionale della “Tavola della Pace”, fondata con il francescano padre Nicola Giandomenico, ofm. Conv., nel 1996. Animatore della Marcia della Pace Perugia Assisi nata da un’idea di Aldo Capitini.
E’ stato responsabile della “Lega degli Obiettori di Coscienza”. Nel suo scritto registra la sclerotizzazione del sistema politico per effetto dei preconcetti ideologici che accentuano lo scollamento con la coscienza della gente che vuole soprattutto la Pace e manifesta in massa per essa. Dichiara che la Politica Estera non può essere affidata ad uno sparuto manipolo di “esperti” (veri o presunti tali) che troppo spesso esitano a rompere le complicità con la guerra dimenticando la coerenza con i principi affermati nella Carta costituzionale del nostro Paese.
RANIERO LA VALLE “L’avvento di una umanità riconciliata” Ha iniziato fin da giovane la carriera giornalistica divenendo nel 1961 Direttore de “L’Avvenire d’Italia”. Nel 1976 e fino al 1992 è stato eletto Parlamentare della Sinistra Indipendente e in questa veste ha fatto parte delle Commissioni Esteri e Difesa delle due Camere, promuovendo tra l’altro la legge sull’obiezione di coscienza. Indaga in termini problematici i concetti di “centro” e “periferia” affermando l’esigenza di una loro rivisitazione che parta dal presupposto che all’umanità intera – nel suo insieme – spetta il ruolo di nuovo soggetto politico. Esorta a cogliere, all’interno del tempo che scorre, l’irruzione del “kairòs”, ossia del tempo dell’occasione, e a fare dell’umanità riconciliata il soggetto della nuova storia, sconfiggendo le politiche apocalittiche che tendono a dividere il mondo tra “sommersi” e “salvati”.
GIULIANA SGRENA “L’Iraq dopo la liberazione” Giornalista del “Manifesto” dal 1988, segue da anni l’evolversi delle situazioni e dei conflitti in molte aree del mondo islamico in Africa e in Medio Oriente rivolgendo una particolare attenzione alla condizione della donna in quelle realtà.
Collabora con “Rai News 24”, con il settimanale tedesco “Die Zeit” e conla Radio della Svizzera Italiana. Difende il suo modo di lavorare e di fare informazione libera e indipendente verificando personalmente le notizie e cercando comunque la verità, anche sui fatti che hanno provocato la morte di Nicola Calidari, oltre le complicate vicende processuali che hanno accresciuto i dubbi anziché fornire certezze. Respinge l’appellativo di “inviata di guerra” perché vuole tornare negli stessi Paesi quando avranno ritrovato la pace.
JEAN LEONARD TOUADI “L’urgenza di nuovi paradigmi” Giornalista congolese da tempo residente in Italia. Ha collaborato con la Redazione Esteri del TG3 e con RAI Educational. E’ stato nominato di recente Assessore al Comune di Roma per l’Università e le Politiche Giovanili. Secondo lui l’unica alternativa possibile al conflitto è la cooperazione che si ottiene con la collocazione di ciascuno in uno spazio di cittadinanza cosmopolita, universale, globale. E per l’Africa “pentola che bolle” indica come priorità il recupero dei valori che l’economia espelle, come la solidarietà e la relazione.
RICCARDO PETRELLA Trasformare il sogno di un altro mondo nel progetto di un mondo diverso” Esperto di economia politica e docente di “Mondializzazione” all’Università Cattolica di Lovanio (Belgio), è stato per molti anni direttore del programma “Fast” della Comunità Europea. Consigliere della Commissione Europea a Bruxelles, è uno dei principali promotori del Forum alternativo mondiale dell’acqua. Dal 2005 è Presidente dell’Acquedotto Pugliese.
Rivendica “il diritto di sognare” (dal titolo di un suo libro recente) a fronte di una cultura tutta incentrata sulla managerialità: ma vuole tramutare il sogno in progetto politico, rigettando le logiche del determinismo consumistico alle quali vuole sostituire stili di vita più sobri e orientati a vera solidarietà.
LUIGI CIOTTI “La terra nel cielo e il cielo nella terra” “Sacerdote di frontiera” che è costretto a vivere sotto scorta per essersi impegnato da anni contro la criminalità organizzata e nella lotta al disagio giovanile, alla tossicodipendenza e all’emarginazione; ha fondato nel 1966 il “Gruppo Abele” e nel 1995 “Libera” (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie). Nel 1987 ha collaborato anche alla fondazione della Lega Italiana per la Lotta all’AIDS (LILA).Esprime preoccupazione per i mali della quotidianità: perdita di fiducia, angoscia, frustrazione della gente impoverita. Ma nello stesso tempo nutre fiducia nei giovani che affollano il mondo dell’associazionismo con matura consapevolezza della feconda ambivalenza del termine “Munus” (radice etimologica di “Comune” e di “Comunità”) che significa sia “Dono” che “Dovere”. Ricorda l’esperienza del “Ferrante Aporti” avviata con risultati incoraggianti, per costruire un ponte tra carcere e società, basato sul dialogo e sull’ascolto (in antitesi al precetto e alla proibizione).

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Capita raramente di tornare a rileggere un libro con il desiderio di assimilare contenuti che fanno riflettere e che aiutano la formazione di una coscienza comune, oltre le personali appartenenze, aperta alla lezione del presente e della storia, secondo quella “pedagogia del divenire” che già nel I secolo avanti Cristo era stata teorizzata da Publio Siro: “Discipulus est prioris posterior dies” (Il giorno dopo è discepolo del giorno prima).


“Ma che mondo è questo ?” (Interviste sulle emergenze di inizio millennio a cura Roberto De Romanis) – Editrice Manifestolibri, Roma, novembre 2006 – pp. 1 – 184

PIO DE GIULI