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dicono di noi
30/06/2007
SUBASIO

TESTIMONIANZA DI UN ACCADEMICO CHE GUARDA LONTANO
179 MORTI NEI 10 ANNI DELLA COMUNITA' DI SAN JOSE' DE APARTADO' (COLOMBIA)

Dal 21 al 30 marzo ho partecipato ad una delegazione internazionale di solidarietà con le Comunità di Pace e le Comunità in Resistenza civile colombiane con la Rete Italiana di Solidarietà in rappresentanza del Circolo Culturale “primomaggio” (di cui sono il presidente) e del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace, entrambi gli organismi coofondatori dell’Associazione Colombia Vive.
La delegazione formata da 27 persone di 14 diverse nazionalità (Spagna, Portogallo, Belgio, Austria, Stati Uniti, Messico, Svizzera ecc..) ha visitato in particolare la Comunità di San Josè de Apartadò, regione dell’Urabà nel dipartimento di Antioquia, che è gemellata con il Comune di Narni, ma che oggi vive a San Josecito ad oltre 1 km di distanza, poiché rifiutando ogni forma di violenza e di presenza delle armi, in coerenza con i principi di nonviolenza, non accetta la presenza dell’esercito che si è insediato da molti mesi nel villaggio.
Il motivo della visita è stato l’ invito della Comunità di Pace che festeggiava il 23 marzo i 10 anni della nascita della stessa. Alla nostra presenza si è aggiunta quella di 14 comunità colombiane di altri regioni riuniti in “Rete delle Comunità in Resistenza” che hanno tenuto insieme a noi vari incontri per riflettere e trovare le soluzioni ai vari problemi che li travagliano (misconoscimento sistemtico di diritti umani, uccisioni e minacce, mancanza di terra da coltivare, non rispetto della propria lingua e costumi ecc...).
In particolare il 23 è stata fatta una “Marcia del Silenzio” di 24 km da San Josecito ad Apartadò e ritorno, al solo suono dell’Inno del Silenzio, con svariate centinaia di campesinos (contadini), di cui moltissimi a cavallo, il loro mezzo di trasporto e lavoro. I bambini ed i ragazzi portavano sulla loro testa 178 piccole bare di cartone a ricordo dei 178 morti in 10 anni, su 1300 abitanti del villaggio (il 15% della popolazione, un vero e proprio genocidio), uccisi in buona parte dai paramilitari legati all’esercito colombiano e circa 25 uccisi dalla guerriglia delle FARC. Queste bare sono state depositate a terra prima nel cimitero di Apartadò e dopo davanti allala sede della Fiscalia General, la nostra magistratura accusata di aver lasciato, fino ad oggi, impuniti tutti gli assassini. Tra questi è da ricordare l’orribile massacro del 21 febbraio 2005 in cui oltre ad altre 7 persone è stato barbaramente trucidato Luis Edoardo Guerra tra i fondatori della Comunità di Pace di san Josè e che ha partecipato anche alla marcia della Pace Perugia-Assisi del 2003 e a quella edizione dell’ONU dei Popoli a Perugia. Tutto questo perché il loro territorio per motivi strategici e di ricchezza di minerali fa gola a molti e avendo la Comunità di San Josè rifiutato la logica della violenza e l’uso delle armi viene considerata un nemico da entrambi i contendenti del conflitto armato, che in Colombia dura da 40 anni.
Per questo in Colombia ci sono 3 milioni di sfollati, migliaia di assassini e tra questi vi è il 90% dei sindacalisti uccisi al mondo ogni anno, 3000 sequestrati, e milioni di atti di violenza di tutti i tipi. Il governo di Alvaro Uribe ne è il massimo responsabile ed è oggi in crisi profonda poiché molti paramilitari ed esponenti del narcotraffico stanno parlando svelando le complicità con i governanti.
La delegazione inoltre ha avuto moltissimi incontri politici con rappresentanti governativi, esercito, polizia nazionale e associazioni che si battono per i diritti umani ricordando a tutti che continueremo ad impegnarci non solo per far trovare i responsabili dei crimini, ma soprattutto avvinchè non ne avvengano altri.

Luigino Ciotti