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dicono di noi
17/02/2007
IL CORRIERE DELL'UMBRIA

RACCONTANDO L' AFRICA. Padre Albanese: "Una terra esempio di dignità"
Presentato giovedì il libro "Hic sunt leones" fotografia del "continente nero" dalle ricchezze umane inestimabili

I romani, quando sbarcarono in Africa per la prima volta, lasciarono un cartello con su scritto: “Hic sunt leones”. E’ questo il titolo -dal tono forte e provocatorio- del libro di Padre Giulio Albanese, presentato giovedì sera nella sede dell’Associazione Porta S. Susanna in collaborazione con il circolo culturale “primomaggio”. Ai tempi dell’antica Roma la frase stava ad indicare che non si sapeva cosa si trovasse in quelle lande sconosciute, a parte il fatto che erano abitate da belve pericolose (alle quali occorreva prestare attenzione). Il livello di conoscenza è rimasto basso, se non ai tempi dei romani, le nostre nozioni sull’Africa sono circoscritte ad argomenti scolastici come “gli egiziani e le loro piramidi” e “il colonialismo”. In realtà mancano circa duemila anni di storia, duemila anni di imprese, vissuto di popoli che oggi siamo abituati a guardare con parternalismo “dall’alto verso il basso”. Padre Giulio Albanese, nei suoi racconti dice: “C’è una Parbola del Vangelo in cui si narra di uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Le briciole che cadevano in terra servivano a sfamare i poveri. In questo modo la sua coscienza ne era alleviata. L’Europa si comporta come quell’uomo ricco, guardando il Sud del mondo con superiorità e pensando comunque di aiutarlo”.
La povertà è un luogo comune che va sfatato. L’Africa non è povera, semmai è impoverita. Anche Luigino Ciotti, presidente del circolo culturale “primomaggio”, nell’intervento preliminare, ha sottolineato che la ricchezza è solo un parametro di misura variamente interpretabile. Le maggiori risorse minerali e naturali provengono proprio da queste terre. Il Prodotto Interno Lordo calcolato nel 2005 della così detta “Africa Nera” è equivalente a cinquecentomiliardi di dollari. L’Africa galleggia letteralmente sul petrolio, peraltro di qualità light, dunque a basso tenore di zolfo. Sono gli Stati “potenti” a competere e gareggiare per accaparrarsi questi beni, creando irrimediabili dislivelli. Uno studio finanziato dall'Undp denuncia: gli accordi Epa distruggono l'economia africana. Nel 2008, quando verrà creata un'area di libero scambio tra Ue e Africa, il Burundi perderà il 3% del Pil. In Ghana scompariranno 193 milioni di dollari. Ed il bello, è che gli stati europei ci guadagnano. Padre Giulio Albanese pone anche l’accento “tra il ballottaggio e la contesa” dei beni africani tra gli interessi occidentali e quelli cinesi. I primi puntano ad avere la concessione dell’utilizzo delle risorse minerarie, i secondi comprano direttamente le società petrolifere. La Cina è il secondo esportatore mondiale di “oro nero”. In Africa non c’è solo petrolio. Ci sono immense risorse di tantalite (con cui ad esempio sono fatti i cellulari), di rutilio (lega composta da tantalite e columbio, uno dei migliori conduttori termici al mondo). Ed oltre all’aspetto naturalistico, sottolinea Paul Dongmeza, dell’Associazione “Umbria Africa” la ricchezza di questo continente è nelle persone che ci abitano, e racconta le esperienze vissute in Kenya, in occasione del settimo Forum Sociale Mondiale. L’umanità e la dignità della gente africana sono per noi un esempio. L’Africa non chiede beneficenza. Chiede giustizia. Pretende la cancellazione del debito, esige atti concreti di cooperazione allo sviluppo.
L’Africa, ci tiene a sottolineare l’autore, “non è un unico complesso continentale, si deve parlare di Afriche cercando di uscire dagli stereotipi occidentali”. Il tentativo dell’autore è quello di tracciare le basi di una conoscenza profonda di queste terre e dei suoi abitanti con la consapevolezza che “anche se il passato ci ha divisi, abbiamo un destino comune”.

Floriana Lenti