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dicono di noi
17/12/2006
IL CORRIERE DELL'UMBRIA

Contro la mafia non basta un solo eroe. L'educazione nelle scuole come metodologia anticrimine
Giovanni Impastato, fratello di Peppino ucciso 28 anni fa, porta la sua testimonianza

In Umbria si è parlato di mafia con Giovanni Impastato, protagonista di tre incontri che hanno visto la partecipazione attiva di ragazzi, studenti, scout, e gente interessata a sviscerare una delle più temibili piaghe della nostra società.
Giovanni Impastato, Vicepresidente del Centro Siciliano di documentazione “Peppino Impastato” e fratello di Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, ha portato la sua testimonianza e la sua memoria. Il primo incontro organizzato dal circolo culturale “primomaggio” e dall’associazione “Libera” che da dieci anni porta avanti la sua battaglia contro la criminalità organizzata e la corruzione è avvenuto ad Assisi, nella libreria “Zoe” di Santa Maria degli Angeli. Così tanto l’afflusso di gente , che molti non sono potuti entrare. Il secondo appuntamento con Giovanni Impastato è stato all’Università di Economia di Perugia, il dibattito lì è stato preceduto dalla visione del film “I cento passi”. In ultimo, venerdì sera, Giovanni ha portato il suo contributo a Terni, nella Parrocchia dell’Immacolata Concezione.
La Chiesa, piena di giovani, è stata un luogo di grande partecipazione e l’“Incontro con la mafia” è stato promosso dall’Agesci Gruppo Scout di Terni 9 e dal Clan Puez’85. Giavanni Impastato è stato in Umbria anche altre volte a raccontare l’esperienza di Peppino e la lunga lotta verso la legalità. In questi ultimi incontri però dice: “E’ andata benissimo. Sono stato colpito dalla tanta gente presente, dall’entusiasmo e dalla sete di conoscenza. Ho visto ragazzi molo attenti e partecipi. Mi sono state rivolte tantissime domande toccanti, che hanno fatto emergere il vero profilo di mio fratello e soprattutto il messaggio che vuole portare la sua esperienza”. Con commozione Giovanni ricorda “La mia esistenza è stata segnata dal dolore, ma anche dall’impegno verso la ricerca della verità. Peppino ha influenzato positivamente il mio pensiero e la mia vita, mi ha fatto riflettere sul contesto in cui si viveva la vita mafiosa. Abbiamo avuto diversi litigi e non sempre condividevo i suoi metodi forti, di scontro diretto con la mafia. Tra i due fratelli io sono più piccolo di cinque anni, e ricordo che quando inizio la “battaglia” di Peppino, avevo paura”. Il profilo tracciato dall’incontro, sulla mafia ed il suo modo di agire, ha fatto emergere l’importante evoluzione e il cambiamento che essa stessa ha subito negli anni, se prima la mafia puntava allo scontro con le istituzioni, adesso ha cambiato strategia, si muove più infimamente, adotta altre tecniche di sopraffazione. “La mafia è cambiata –spiga Giovanni- soprattutto dopo la cattura di Totò Riina, sembra sparita perché non uccide più giudici, non commette più stragi evidenti. Ora la mafia è diventata molto forte, si è inserita nel sistema economico e politico. Basta pensare che ogni anno “muove” cento milioni di euro. E soprattutto la mafia non è più un problema localizzato che comprende solo quattro regioni. La mafia è ovunque, incisiva e calcolatrice”. Per distruggere questa piaga, per annientare omertà e corruzione, tutti possono fare qualcosa anche se “non basta contrastarla con la denuncia e la memoria. Avviare la legge 109 sulla confisca dei beni ai mafiosi può essere un primo passo. Nelle terre confiscate a Totò Riina, per esempio, da poco è nata una scuola. Per arrivare ad ottenere un’economia sana, un vero sviluppo, non si deve essere bloccati dalla burocrazia”. L’associazione “Addio Pizzo” raduna attualmente centoventicinque commercianti che “da anni hanno detto no alle “mazzette”, cercando di abbattere il terrore e la paura che la mafia impone”. Giovanni impastato conclude “Un altro metodo importante perché trionfino giustizia e legalità è l’educazione nelle scuole. E’ necessario fare leva sulle giovani coscienze, creando una consapevolezza volta all’antimafia sociale. L’unione fa la forza. Non possono e non devono esistere “eroi solitari”. L’essenziale è diffondere regole civili e morali, basate sul rispetto, la legalità e la verità”.

Floriana Lenti