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dicono di noi
09/11/2006
IL GIORNALE DELL'UMBRIA

Una riflessione sulle emergenze di inizio millennio

BASTIA UMBRA - "Ma che mondo è questo? Muove da questo interrogativo il libro che vuole essere un primo bilancio dell'esperienza del circolo culturale Primomaggio nato nel 1991 a Bastia e che sarà presentato oggi nell'ambito di Umbria Libri.
Il libro raccoglie le interviste sulle emergenze di inizio millennio a Vittorio Agnoletto, Fabio Alberti, Frei Betto, Mario Capanna, Giulietto Chiesa, Don Luigi Ciotti, Haidi Gaggio Giuliani, Alberto Granado, Raniero La Valle, Flavio Lotti, Riccardo Petrella, Padre Renato Kizito Sesana, Giuliana Sgrena, Giovanni Russo Spena, Jean Leonard Touadi, e a Padre Alex Zanotelli.
"Il progetto originario di questo libro era in realtà - spiega Roberto de Romanis che è il curatore del volume - la celebrazione di un anniversario. Volevamo infatti chiamare a convegno, attorno a un tavolo virtuale, alcune di quelle personalità della politica, della cultura, dell'informazione, della chiesa, dell'associazionismo solidale che negli ultimi anni hanno partecipato alle manifestazioni e agli eventi organizzati in Umbria dal circolo Primomaggio.
Con questi amici volevamo cioè celebrare il primo quindicennio di vita del nostro circolo, invitandoli con l'occasione a raccontarci meglio cosa è successo, nei rispettivi ambiti di intervento, durante quel volgere di tempo che è trascorso da quando erano venuti a riflettere con noi sulle proprie esperienze, o su un proprio lavoro appena uscito in stampa.
Da questo progetto è nata una raccolta di interviste che trovano spunto da quanto è accaduto o sta per accadere sia in Italia, sia al di fuori dei nostri confini: in alcune realtà europee, in Africa, nell'America del Nord e in quella del Sud.
E ciò che questa polifonia di testimonianze e di analisi disegna è il quadro di un mondo molto complesso e non proprio felice, per certi versi disumano laddove consente che per un numero crescente di suoi abitanti la sopravvivenza sia sempre più problematica e drammatica; un mondo diseguale, dunque, che nel libro viene descritto attraverso un coacervo di analisi e di linguaggi, di sistemi concettuali e di codici molto differenti l'uno dall'altro (da quello dello scienziato 'prestato' alla politica a quello del politico tout court, a quello del giornalista, o del religioso) eppure capaci di ritrovare una loro armonia e un loro accordo in quella concezione solidaristica del vivere sociale che ciascuno degli intervistati ha posto a fondamento del proprio intervento. Tutti cioè concordi nella necessità di una resistenza all'ingiustizia e nella speranza di un cambiamento, e nel legame di questi due momenti in quel progetto politico ed esistenziale ben espresso da Edgar Morin nel suo "I miei demoni": "La prosecuzione del disperato sforzo cosmico, che negli uomini assume la forma di una resistenza alla crudeltà del mondo: ecco, forse è proprio questo che potrei chiamare speranza".

LUIGI GATTO