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13/05/2022
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“I campi di Tullio: la storia di un interno militare italiano”, il riflesso di una guerra ancora attuale
Ciotti: "Il libro è un inno alla pace e vuole tramandare questa memoria ai più giovani"

Avellino - Oggi, presso il Circolo della stampa di Avellino, è stato presentato il libro “I campi di Tullio: la storia di un interno militare italiano” (Edizioni Era Nuova e Circolo culturale Primomaggio) di Luigino Ciotti e Dino Renato Nardelli.

Rinchiuso con altri 35 militari in un carro bestiame, dopo un viaggio di cinque giorni e sei notti, lacero e affamato, venne internato prima nel campo di Kurtwitz (Kondratowice) nella Polonia occupata, rischiando la vita per una grave malattia.

Il 7 maggio 1945 Tullio venne liberato dalle truppe sovietiche, privo di forze e con un peso di 35 chili, decisi di tornare immediatamente a casa per riabbracciare finalmente i suoi cari e dimenticare per sempre le sofferenze, le angherie ei soprusi subiti da quell'orribile esperienza vissuta.

«Ho avuto la fortuna di fare un'intervista a mio padre nel 2009, quando aveva 85, due anni prima che morisse. Sulla base della storia raccontata, in collaborazione al professore Nardelli, abbiamo scritto questo romanzo. Sono state prodotte e 1700 copie in più abbiamo ricevuto un elogio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella»- ha dichiarato Ciotti Luigino Ciotti, autore del romanzo, figlio del protagonista Tullio - «La storia, non solo rientra tra le pagine di attualità, proprio perché fa riferimento al conflitto Russia-Ucraina, ma soprattutto ritrae come personaggi che in passato sono stati costretti a combattere, senza pensare che ci sarebbe stata un'altra guerra. Il libro è un inno alla pace e rispecchia la volontà di tramandare questa memoria ai più giovani. »

La lunga storia di prigionia e di guerra non coinvolgemente Tullio ma ha un raggio di azione molto più estesa: la nostalgia, la fame, il freddo, le umiliazioni e la sofferenza appartengono a tutti gli italiani vittime di una guerra che non si desiderava affatto. Oggi, più che mai, è importante conoscere le testimonianze, le idee ei valori di coloro che hanno vissuto questo periodo storico e che costituiscono, nel loro piccolo, una grande parte di storia che non deve cadere nell'oblio delle nuove generazioni: «Credo che riflettere su quanto successo nel passato faccia bene, specialmente oggi in una società moderna completamente cambiata. D'altra parte, le persone che presero parte in guerra, una volta tornate, non furono accolte a braccia aperte, ad esempio, mio ​​padre andò in Belgio a fare il minatore, per circa 5 anni. Tutto ciò perché queste pagine di storia sono state dimenticate » Ha così concluso l'autore.


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