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01/05/2021
IL RUBINO n.5 1 maggio 2021

PERSONAGGI LUIGINO CIOTTI
Attivissimo “maratoneta” tra politica, solidarietà e sport… e arriva pure la scrittura

Tra i personaggi bastioli,o che hanno gravitato per decenni intorno alla nostra città, un ruolo indiscusso appartiene a Luigino Ciotti, 67 anni, figlio di minatore, attivista politico comunista, amministratore, sportivo, operatore sociale e tanto altro. Si definisce un “maratoneta”, tenace, caparbio, spigoloso e orso. È sempre stato un “timido”, anche se le capacità oratorie non gli hanno mai fatto difetto. Non porta rancore, ma è un po’ permaloso, quando con superficialità lo offendono. Si rende sempre disponibile, perché è convinto che l’aiuto e la solidarietà siano due elementi fondamentali nella vita, applicati soprattutto verso i meno fortunati.

Qual è stato il tuo rapporto con Bastia Umbra e come giudichi i cambiamenti di questa città?

Sono angelano di origine, anche se nato in Belgio. A Bastia sono arrivato nel 1983, a 29 anni, dopo il mio matrimonio e vi sono rimasto fino al 2007. Qui si poteva trovare una buona e bella casa, a costi nettamente inferiori ad Assisi e in una zona con molti servizi. La mia frequentazione della città è però iniziata già ai tempi del liceo, fine anni ’60 - inizio anni ’70, per ciò che già allora offriva: una biblioteca con emeroteca, cineforum e momenti di vivacità culturale. Negli anni successivi, avendo cominciato a fare politica, Bastia era la meta dei continui volantinaggi nelle grandi fabbriche e il luogo della nostra sede, PdUP, poi DP, poi Rifondazione Comunista. Tra il 1995 e il 1999 ho ricoperto il ruolo di assessore, con deleghe al bilancio, sport, sviluppo economico e anche politiche giovanili, e dal 1999 al 2009 quello di consigliere comunale per il PRC. La città in questi anni è cambiata, in peggio. Troppi palazzoni, basti pensare a quelli non ancora ultimati sull’area Franchi, fabbriche chiuse, centri sociali che hanno perso il loro slancio; l’attrattiva del settore commerciale e di quello culturale è fortemente diminuita.

La tua militanza politica nella sinistra si può far coincidere con la tua data di nascita?

Non esattamente. Sono un figlio del ’68, frutto delle lotte studentesche, della politicizzazione del tempo e di un certo catto-comunismo. Sono stato pure chierichetto, fino ai 12/13 anni e poi facevo parte di un gruppo di ragazzi che avevano voglia di formarsi e si vedevano ogni sabato, per discutere e approfondire temi di attualità, con l’allora parroco di S. Maria degli Angeli, padre Rino Bartolini. La mia prima tessera, meditata, è stata quella del PdUP, presa a 20 anni. Riunioni, manifestazioni e volantinaggi erano ormai parte della mia vita quotidiana. Da allora non ho mai smesso, anche se oggi non nascondo molte delusioni.

Hai trascorso diverse stagioni come amministratore pubblico. La tua esperienza raccontata in dieci righe.

Come dicevo, nel 1995 sono stato eletto consigliere comunale per Rifondazione Comunista e scelto dal sindaco Lazzaro Bogliari per fare l’assessore come rappresentante del mio partito. Assessore anomalo, perché non sempre condividevo le scelte, in particolare quelle urbanistiche, tanto che alla fine della legislatura ho preferito fare il consigliere comunale (rieletto nelle elezioni del 1999 e 2004) di opposizione alla coalizione di centro-sinistra. Cosa ho fatto? Intanto non ho mai cambiato opinione nel ruolo di governo e di opposizione, scrupoloso nel leggere e seguire le pratiche, cosa rara in generale, presenzialista all’eccesso, attento alle novità per cercare di applicarle anche in sede locale, sempre in contatto con tutti ma in particolare con i settori popolari. Assessore che con pochi soldi a disposizione, ha creato molte iniziative. Visite a Berlino e Svezia con progetti della Comunità Europea, con la consulta dei Giovani, due scuole in Africa a Kasumo in Tanzania, insieme alla Caritas, e a Wahable in Burkina Faso, i primi murales a opera di giovani writers sul retro della Petrini, incontri con Aleida Guevara, la figlia del Che, con pienone al cinema Esperia, con Gianni Minà e altri, la raccolta di firme per chiudere il traffico in piazza. Potremmo proseguire per un bel pezzo. Di sicuro, la lotta contro la cementificazione che ha avuto nel Comitato Mezzomiglio il costruttore di una manifestazione dei 500 che a Bastia ha lasciato il segno. Uomo di lotta e di governo, nelle istituzioni ma molto di più nel sociale.

La solidarietà, un pianeta a te conosciuto.

La cultura politica da cui provengo è immersa nella solidarietà sociale senza confini e quindi di tipo internazionalista. Io ero già andato nel 1987 in Nicaragua in piena guerra civile, paese dove volevano costruire “l’hombre nuevo”, un mix di cattolicesimo e marxismo e dove c’erano tre preti come ministri; poi ci tornai per due progetti dell’UVISP di padre Giorgio Roussos a metà anni ’90; come assessore ho voluto mettere nel bilancio fondi per la cooperazione decentrata grazie ai quali contribuimmo a costruire le due scuole. Nel 1999, in piena campagna elettorale locale, preferii andare in Kosovo mentre era in guerra sotto attacco della Serbia e ho costruito durature amicizie, poi la campagna di vendita di datteri per l’Iraq, le cene di raccolta fondi per progetti di cooperazione. Ho portato in zona missionari come p. Alex Zanotelli, padre Kizito, p. Daniele Moschetti che vivono da poveri in mezzo ai poveri, ho realizzato progetti di cooperazione in Etiopia e Niger, mi sono sempre interessato e visitato quei popoli ai quali sono negati diritti elementari come i palestinesi, i kurdi, i saharawi, i kajowa, i campesinos pacifisti della Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò e altri.

Organizzatore culturale: il circolo “Primomaggio”.

Sì, forse è la cosa che mi ha dato le maggiori soddisfazioni. Nato nel 1991, nei primi 15 anni di vita abbiamo organizzato 170 iniziative su tanti temi sociali. Abbiamo cominciato a Bastia ed Assisi e poi abbiamo allargato il nostro raggio d’azione arrivando a operare in 24 comuni umbri con alcune iniziative anche fuori regione. Presentazione di libri, proiezioni di video, concerti, spettacoli teatrali, ecc… Abbiamo portato a Bastia personaggi come Gianni Minà, Alberto Granado mitico compagno del Che e sua figlia Aleida, Riccardo Petrella, Don Luigi Ciotti, Serse Cosmi, Mario Capanna, Italo Moretti, Maurizio Oliviero attuale rettore Università di Perugia, Giulietto Chiesa, Raniero La Valle, p. Giulio Albanese, Don Achille Rossi, Vittorio Agnoletto, la mamma di Carlo Giuliani, p. Alex Zanotelli, Giovanni Impastato, Jean Leonard Touadi, il teologo Giulio Girardi, il pluri-deputato Giovanni Russo Spena, gli artisti di People United for a new Korogocho con un pubblico incredibile, per quantità e calore, al Centro S. Michele.

Ora Luigino Ciotti lo conosciamo anche come scrittore.

A ottobre è uscito il libro scritto insieme a Dino Renato Nardelli “I Campi di Tullio. La storia di un Internato Militare Italiano” su mio padre che fu deportato in Germania, nel 1943, per 18 mesi in quattro diversi campi di concentramento. Sta riscuotendo un successo insperato, con oltre mille copie vendute in poche settimane. A dicembre è uscito “Noi siamo la nostra storia”, curato da me, da Giulia Silvestrini e da Francesca Vignoli, che racconta i primi 15 anni di vita del circolo culturale “Primomaggio”. Un paio di anni fa avevo trasformato in pubblicazione un mio articolo su una rivista locale “Elementi per una storia dell’Antifascismo ad Assisi”. Nel 2006 e 2007 avevo già pubblicato “Ma che mondo è questo” e “L’Africa dimenticata” con il Cesvol. Sto lavorando anche ad altre due pubblicazioni, una delle quali è una ricerca storica su tutti i militari di Assisi della seconda guerra mondiale a cui farà seguito una su quelli di Bastia Umbra.

Luigino Ciotti e il mondo dello sport…

Credo che in tanti conoscano la mia passione per il calcio praticato. Ho giocato in campionati FIGC dai 13 ai 43 anni. Poi ho continuato con campionati UISP e dal 2010 abbiamo fondato una squadra di Over 40, il “Bastia Ultimi Calci”, di cui sono presidente e giocatore; ci cimentiamo in tornei anche all’estero. Ne abbiamo vinto uno in Francia, ma abbiamo giocato anche in Germania e in Croazia oltre che in tante località italiane. Ci si sente vivi e più giovani di quanto in effetti lo siamo.

Adriano Cioci