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16/05/2020
LA NAZIONE

Luigino Ciotti «Vi racconto mio padre Deportato dai tedeschi»
Luigino Ciotti sta portando avanti una ricerca che parte da suo papà Tullio «È l’occasione per parlare di tutti loro, per restituire dignità e onore»

ASSISI
«La storia di Tullio Ciotti, mio padre, è la storia di 650mila militari italiani, gli Imi, gli internati militari italiani che, dopo l’8 settembre, finirono deportati, presi dai tedeschi, finiti nei lager della Germania e dei Paesi limitrofi: 50mila di loro morirono di fame, di malattie, di stenti». Luigino Ciotti, figura assai conosciuta per il suo impegno politico, nell’associazionismo e per la cultura spiega così come è cominciata la sua ricerca – un atto di riconoscenza e amore per il padre – che lo sta conducendo alla scoperta di storie di sofferenze, di dolore, di privazioni. Oggi era in programma un incontro a Santa Maria degli Angeli, organizzato dal circolo culturale «primomaggio», dedicato agli Imi e a Tullio Ciotti, rinviato a causa del Coronavirus. «La ricerca che sto portando avanti parte da mio padre Tullio, classe 1924, in servizio militare da appena 3 mesi – racconta Ciotti -: fu catturato dai tedeschi a Roma, alla Cecchignola, l’8 settembre, caricato su un carro bestiame dove in ognuno c’erano 36 sventurati, con un viaggio di 5 giorni e sei notti, senza cibo, e portato a Kurtwitz, poi a Strehlen, dopo a Sagan e Gorlitz. Ebbe la fortuna di stare insieme ad un compaesano, Enrico Cotozzolo di Rivotorto, che gli salvò la vita». Luigino Ciotti ricorda come gli IMI furono un’ invenzione giuridica di Hitler che così aggirava la Convenzione di Ginevra sui diritti dei prigionieri di guerra, dandogli meno cibo del dovuto, eliminando o limitando le comunicazioni con i familiari tramite il Comitato Internazionale della Croce Rossa, e soprattutto sfruttandoli come manodopera nelle industrie e nei campi. Parlare di mio padre, morto nel 2011, è l’occasione per parlare di tutti loro, restituire dignità e onore ai sacrifici fatti per il proprio paese – conclude Ciotti -.Hanno fatto due grandi scelte: rifiutare il fascismo perché rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salo’ non firmando il modulo di adesione che in vari momenti gli veniva sottoposto e furono una forma di resistenza disarmata al nazismo e fascismo che si differenzia e si somma da quella armata dei Partigiani. Per molti una scelta più difficile e coraggiosa di quella pur importante dei Partigiani. La ricerca mi ha portato a trovare ad oggi oltre 110 nominativi di Imi, del Comune di Assisi. Ricerca che sta continuando, con l’individuazione di fonti, raccogliendo i racconti di familiari e parenti».
Maurizio Baglioni

Maurizio Baglioni