presentazione libro
Che 18 marzo 2006

Perugia

Sala San Tommaso - Via Pinturicchio, 66

"Che Guevara visto da un cristiano"

intervengono
Giulio Girardi autore del libro, teologo della Teologia della Liberazione

Iacopo Manna Università di Perugia

Introduce:
Luigino Ciotti, presidente circolo primomaggio
l'intervento di Giulio Girardi

CHE GUEVARA VISTO DA UN CRISTIANO

SIGNIFICATO ETICO DELLA SUA SCELTA RIVOLUZIONARIA

Che cosa significa questo titolo

Credo che un buon punto di partenza per introdursi alla lettura di questo libro possa essere l'interpretazione del suo titolo; il quale è stato il frutto di un fecondo scambio di idee tra Gianni Minà, Antonella Bonamici, e lo stesso autore.
Questo riferimento all'autore come cristiano non vuol essere un'appropriazione del guerrigliero eroico da parte del cristianesimo. Quella del Che è in realtà una dedizione eroica, ma laica. La ricostruzione della sua figura di cui il libro vuol essere un timido tentativo, intende appunto mostrare la possibilità e l'esistenza di un'etica laica. Questo è forse difficile da ammettere per un cristiano abituato a ritenere che un'etica autentica non sia possibile senza un fondamento religioso. Difficile da ammettere particolarmente all'epoca di papa Ratzinger, che ritorna con insistenza, per esempio nel suo dialogo con i giovani, sullo stretto rapporto tra etica e religione cristiana; così nessuno spazio rimane aperto alla generosità laica. né alle religioni non cristiane, con le quali pure si vorrebbe aprire un dialogo.


L'amore storicamente efficace, ispirazione della vita e della morte del Che

Invece, la prima sorpresa di un cristiano che accosti l'etica rivoluzionaria del Che è, appunto, che egli non è cristiano. La seconda sorpresa è che l'ispirazione profonda della sua vita, della sua morte, della sua militanza, del suo progetto politico, del suo marxismo, è l'amore storicamente efficace; è, in altre parole, una solidarietà dagli orizzonti mondiali. A questa conclusione sono pervenuto per parte mia sia riflettendo sulla tremenda coerenza che caratterizza la vita e il pensiero del Che sia cercando di identificare il filo conduttore della mia ricerca
Ma mi ha confermato in questa convinzione un colloquio appassionante che ho avuto con Aleidita, figlia del Che. Essa mi parlò di un dibattito, cui aveva partecipato, tra diversi amici di suo padre, che si domandavano quale fosse il carattere fondamentale della sua personalità. Aleidita ricordava di essere intervenuta affermando con sicurezza " il carattere fondamentale del Che, quello che unifica tutta la sua vita, è l'amore".
Aleidita poi richiamava la mia attenzione , con evidente commozione, su un aspetto inatteso della sua personalità di guerrigliero, quello della tenerezza. In realtà un tratto fondamentale della personalità del Che è appunto la tenerezza, che egli considera inseparabile dall'impegno politico; che egli anzi considera criterio di autenticità dell'impegno politico e rivoluzionario; tenerezza che egli non perde mai, per sua madre e per suo padre, per la zia Beatriz, per le mogli Hilda Gadea e Aleida Marsch, per i figli ed anche per tanti compagni e compagne di lotta. Nel fragore della battaglia, egli trova il tempo e la fedeltà per scrivere loro lettere affettuose.


Amore storicamente efficace e "uomo nuovo"

La riflessione sui protagonisti della lotta rivoluzionaria permette al Che di individuare alcune delle linee fondamentali dell'uomo nuovo. Il punto di partenza di questa caratterizzazione è appunto la dedizione totale alla causa della rivoluzione, a costo di qualsiasi sacrificio, a costo della stessa vita; e pertanto la capacità di "perpetuare nella vita quotidiana questo atteggiamento eroico" (p. 696).
Una ulteriore caratterizzazione dell'uomo nuovo è quella che il Che lascia come testamento nella lettera di addio ai suoi figli: "Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario" (Scritti scelti, II, p. 720).Formula ispirata da Martí, che afferma "ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato alla guancia di qualsiasi altro uomo (I, p.442). A Maria Rosario Guevara che si chiedeva se lei e il Che fossero parenti, risponde: "Non credo che siamo parenti molto stretti, ma se Lei è capace di tremare d'indignazione ogni volta che nel mondo viene commessa un'ingiustizia, allora siamo compagni, il che è molto più importante" Questa visione della vita implica, secondo il Che, un atteggiamento interno che riconosca "la priorità degli stimoli morali" e che si coinvolga nel lavoro e nella lotta "senza altra soddisfazione che l'assolvimento del dovere". Dunque, il dovere fondamentale nella prospettiva del Che - e quindi l'essenza dell'uomo nuovo - è l'amore liberatore. Esso è anche il principale "stimolo morale"


Amore storicamente efficace e scelta politica per gli oppressi

Da un lato quindi l'amore storicamente impegnato costituisce l'ispirazione fondamentale della vita e del pensiero del Che e il detonatore della sua evoluzione ; d'altro lato questa evoluzione diventa un incessante approfondimento di ciò che significa amore. Egli stesso rivela questi cambiamenti nella sua vita e nella sua militanza provocati da nuove esperienze, come per esempio dai suoi viaggi attraverso il continente e dai suoi incontri con varie forme di oppressione; viaggi che costituiscono un' autentica scoperta dell'America, ispirata dalla maturazione dell'amore efficace, scoperta certo molto più profonda di quella attribuita a Cristoforo Colombo, ispirata invece da un progetto di conquista e di sfruttamento.
Una svolta decisiva nella concezione e nella pratica dell'amore è per il Che quella politica. Per lui non vi è amore coerente che non implichi un impegno politico. In forza di questo impegno l'amore assume dimensioni universali, nazionali , continentali e mondiali, senza mai perdere le sue radici nei rapporti personali. Ma d'altro lato per lui non vi è impegno politico autentico che non sia ispirata dall'amore; da un amore gratuito; per il guerrigliero dall'amore fino alla morte. L'impegno politico ispirato dall'amore si esprime nella scelta degli oppressi come soggetti : scelta che significa dedizione totale alla loro liberazione; e nello stesso tempo fiducia nella loro capacità di costruire una nuova società e un mondo nuovo. Fiducia anche nella validità del loro punto di vista e nella sua superiorità sul punto di vista degli intellettuali del grande capitale nell'analisi delle situazioni e nella elaborazione delle strategie. Questo incessante rapporto con le masse popolari deve caratterizzare un'autentica avanguardia, ripete spesso il Che, che non voglia cadere o decadere nell' autoritarismo
Una citazione di Fidel Castro durante la conversazione con Frei Betto esprime in modo eloquente la priorità: delle motivazioni morali in termini affini a quelli usati dal Che "Quelli che non comprendono che in una rivoluzione la morale è il fattore fondamentale, sono perduti, hanno fallito; sono i valori, è la morale, che armano spiritualmente l'uomo. Perché tu comprenderai che indipendentemente dalla fede, noi non motiviamo un combattente rivoluzionario con l'idea di un premio nell'altro mondo, o che riceverà eternamente una grande felicità se muore.. Quegli uomini andavano a morire, e quegli uomini non erano credenti; tuttavia erano disposti a morire perché riconoscevano dei valori per i quali pensavano valesse la pena di sacrificare la vita, e la vita era l'unica cosa che possedevano."
Sulla "scelta dei poveri" che ha caratterizzato la vita e la battaglia del Che, una testimonianza inattesa giunge da Giovanni Paolo II . Interrogato sul giudizio che egli dava del Che rispose: Che Guevara è ora davanti al tribunale di Dio. Ma io sono sicuro che egli ha lottato per i poveri"
Una testimonianza più coinvolgente è quella di Don Pedro Casaldaliga, vescovo emerito di Sao Felix Do Araguaya (in Mato Grosso - Brasile), il quale si dichiara ammiratore del Che e dice in una intervista "credo che egli avrà oggi dimestichezza con San Pietro"


Amore storicamente efficace - Critica e ripensamento del marxismo

L'amore storicamente efficace diventa per il Che l'istanza critica del marxismo dogmatico e del socialismo burocratico; diventa nello stesso tempo l'ispirazione del ripensamento sia del marxismo sia del socialismo. In questa ricerca sono ancora significative le convergenze dottrinali tra il Che e Fidel Castro: Convergenze che per altro non escludono divergenze strategiche.
Certo, per onestà non possiamo nasconderci che la concezione del socialismo , del marxismo, del partito elaborati dal Che e da Fidel non sono descrizioni della realtà, ma sono essenzialmente progetti ideali, destinati a realizzarsi progressivamente, sia attraverso l'esperienza rivoluzionaria sia attraverso l'educazione liberatrice che questa esperienza porta con sé.
L'amore consente anche al Che di elaborare . una critica rigorosa del marxismo dogmatico e un ripensamento del marxismo in senso umanista e critico. Inoltre: esso gli consente di reinterpretare il materialismo marxista nel senso di una spiritualità della liberazione.
A proposito del marxismo e del marxista, il Che scrive: "Bisogna ricordare sempre che il marxista non è una macchina automatica e fanatica, diretta come un siluro mediante un servomeccanismo verso un obbiettivo determinato. Di questo problema, continua il Che, si occupa espressamente Fidel in uno dei suoi interventi:* Chi l'ha detto che il marxismo è la rinuncia ai sentimenti umani, al "compagnerismo", all'amore al compagno? Chi ha detto che il marxismo significa non avere anima, non avere sentimenti? Se fu proprio l'amore per l'uomo che generò il marxismo, l'amore per l'uomo, per l'umanità, il desiderio di combattere la sventura e lo sfruttamento del proletariato, il desiderio di combattere la miseria, l'ingiustizia, il calvario sofferto dai più umili.; questo fece sì che dalla mente di Marx sorgesse il marxismo quando precisamente poteva sorgere il marxismo, quando precisamente poteva sorgere una possibilità reale e più che una possibilità. la necessità storica della rivoluzione sociale, dei quale fu interprete appunto Carlo Marx. Ma. che cosa orientò questa interpretazione se non i sentimenti umani di uomini come lui, come Engels, come Lenin?* "Questo giudizio di Fidel, commenta il Che, è fondamentale per il nuovo partito; ricordatelo sempre, compagni, stampatevelo bene nella memoria come l'arma più efficace contro le deviazioni. Il marxista deve essere il migliore, il più onesto, il più completo degli uomini; ma sempre, al di sopra di tutto, un uomo; militante di un partito che vive e vibra con le masse; un orientatore che trasforma in direttive concrete i desideri a volte oscuri della massa; un lavoratore che offre tutto al suo popolo ; un lavoratore che offre le sue ore di riposo, la sua tranquillità personale, la sua famiglia e la sua vita alla rivoluzione, ma che non è mai lontano dal calore del contatto umano."


Amore storicamente efficace, critica e ripensamento del socialismo

Sempre sul terreno politico, l'amore storicamente efficace consente al Che di svolgere una critica rigorosa del cosiddetto socialismo reale, autoritario e subalterno al socialismo sovietico, e di elaborare un progetto alternativo di socialismo, come spazio di maturazione e d'incontro di libertà. Critica che poi, nel momento del crollo del comunismo, si rivelò profetica.
Ma questa concezione dell'amore esprime la sua fecondità soprattutto nel saggio fondamentale: Il socialismo e l'uomo a Cuba che si può considerare il manifesto del socialismo umanista.
'Lasciatemi dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti di amore. E' impossibile pensare ad un rivoluzionario autentico senza questa qualità. E' questo forse uno dei drammi del dirigente, il quale deve unire a uno spirito appassionato una mente fredda e prendere decisioni dolorose senza che gli si contragga un muscolo. I nostri rivoluzionari d'avanguardia devono idealizzare questo amore per i popoli, per le cause più sacre e renderlo unico, indivisibile. Non possono cadere con la loro piccola dose di affetto quotidiano verso i luoghi dove l'uomo comune lo esercita.
I dirigenti della rivoluzione hanno figli che nei loro primi balbettii non imparano a nominare il padre; donne che devono essere parte del sacrificio generale della loro vita per portare la rivoluzione al suo destino. L'ambito degli amici corrisponde all'ambito dei compagni della rivoluzione. Non c'è vita fuori di essa.
In queste condizioni, bisogna avere una grande dose di umanità, un grande sentimento della giustizia e della verità, per non cadere in estremismi dogmatici, in scolastiche fredde e nell'isolamento dalle masse. Tutti i giorni bisogna lottare perché questo amore per l'umanità vivente si trasformi in fatti concreti, in atti che servano di esempio, di mobilitazione."
È questo un testo di grande densità se lo si considera non solo come espressione di un progetto di socialismo, ma anche come riflesso di una vita totalmente dedita alla causa, quale affermazione della coerenza intransigente tra la vita personale e il progetto rivoluzionario, come criterio di autenticità della rivoluzione.


Il Che vive?

Sull'attualità del Che nella Rivoluzione cubana, è importante ricordare la testimonianza di Fidel Castro. Nell'intervista rilasciata a Tomàs Borge ll grano di mais, una domanda del comandante nicaraguense introduce questo tema: "Dopo un periodo in cui, secondo alcuni, non gli si prestava l'attenzione dovuta, ora il pensiero del Che conquista a Cuba una posizione centrale. A che cosa si deve questo ritorno?" "Guarda, risponde Fidel, il pensiero del Che ha sempre avuto una grande rilevanza a Cuba, ed in me personalmente ha avuto una permanente e crescente presenza... La mia simpatia e la mia ammirazione per lui crescono nella misura in cui vedo tutto quanto è successo nel campo socialista, perché lui era decisamente contrario alla costruzione del socialismo con le categorie del capitalismo."
Ma la domanda più importante e più impegnativa, mi pare, riguarda il significato del Che, aldilà della Rivoluzione cubana, sul piano internazionale, forse mondiale. Come si spiega che il protagonista di un progetto dall'apparenza tanto poco realistica , un militante la cui morte significò, secondo il "pensiero unico", la caduta e la sconfitta del suo progetto storico, abbia ciononostante un impatto tanto forte sui giovani (e meno giovani) del nostro tempo? Un impatto che certo per molti è quello di un mito o di una moda, ma che per altri è parte della ricerca sul senso della vita e della storia ? Non sarà che, aldilà degli aspetti tecnici e strategici del progetto rivoluzionario, essi intuiscono che le sue profonde motivazioni etiche non appartengono al passato ma al futuro dell'umanità? che appartengono a ideali che possono offrire ai giovani incentivi per vivere, per sognare, per amare e per lottare? Non sarà che all'epoca del neoliberismo, impegnato a promuovere una politica ed un'educazione imperniate sull'egoismo, sulla competitività, sul diritto del più forte, i giovani più sensibili percepiscono, come il Che, nell'amore, nella passione per la libertà e nella ribellione degli oppressi del mondo, il seme di una nuova politica e di una nuova civiltà?


L'amore storicamente efficace, Che Guevara e i cristiani

Devo ora concludere questa, che non è stata tanto la presentazione di un libro., quanto un tentativo di avviare alla scoperta di una personalità ricca e sconvolgente, di un messaggio capace di illuminare, forse di cambiare il senso di una vita.
Desidero concludere con un tema, quello del rapporto con i cristiani, che certo non ha avuto particolare importanza nella ricerca del Che ma che, paradossalmente, ci consente di coinvolgere la sua vita e il suo pensiero di militante laico, nella nostra ricerca di cristiani.

Del Che Guevara è significativa la dichiarazione incisiva con cui come «cristiani per il socialismo», riuniti a Santiago del Cile nel 1972, per il primo congresso continentale ( primo ma anche ultimo) abbiamo concluso il nostro documento finale: «I cristiani hanno permesso finora che la loro dottrina sia strumentalizzata dai reazionari. Ma essi debbono optare definitivamente per la rivoluzione, specialmente nel nostro continente, dove la fede cristiana è così importante presso le masse popolari; ma nella lotta rivoluzionaria i cristiani non possono pretendere d'imporre i loro dogmi né di fare proselitismo per le loro chiese; debbono venire senza la pretesa di evangelizzare i marxisti e senza la codardia di nascondere la loro fede per assimilarsi ad essi. Quando i cristiani avranno l'audacia di offrire una testimonianza rivoluzionaria integrale, la Rivoluzione latinoamericana sarà invincibile"
È evidente che intuizioni di questa profondità non si improvvisano. E, sebbene non consti che il problema del cristianesimo abbia occupato esplicitamente un luogo importante nella ricerca del Che, se riconosciamo che l'essenza del cristianesimo è l'amore in cerca di efficacia storica, poche persone si sono preoccupate così appassionatamente e coerentemente della realizzazione del messaggio cristiano come il Che. Tutta la tensione etica che attraversa il suo umanesimo lo disponeva in modo eccezionale a intuire il potenziale rivoluzionario dell'amore cristiano.
Sento ora la necessità, spero di non scandalizzare nessuno, di affermare che come teologo cristiano della liberazione, mi riconosco profondamente in questo militante e pensatore ateo. Non per il suo ateismo, ma per la tremenda coerenza con cui egli ha vissuto la scelta di stare al fianco degli oppressi come soggetti; scelta che è diventata per molti cristiani l'asse centrale della nostra identità.
A noi cristiani infatti questo militante laico offre un aiuto insperato a comprendere il significato della nostra fede nel mondo di oggi; insegnandoci, con la sua ricerca, la sua vita e la sua morte, le profonde esigenze dell'amore; di un amore che aspira ad essere efficace e trasformatore; insegnandoci anche che il nuovo internazionalismo, aldilà delle frontiere religiose, razziali e culturali, è l'alleanza mondiale di tutti coloro che credono nella forza liberatrice e creatrice dell'amore, vale a dire nel potenziale etico e politico degli oppressi e delle oppresse, capace di generare un mondo nuovo.