proiezione DVD
Copertina DVD 14 novembre 2006

Bastia Umbra



"Quale verità per Piazza Alimonda?"

con: Giuliano Giuliani

introduce: Federico Lanzi
trascrizione della serata

"Quale verità per Piazza Alimonda?



Federico Lanzi Buonasera a tutti e vi ringrazio di essere venuti qui. Quando mi hanno chiesto di fare questa presentazione, inizialmente ho avuto qualche riserva nell'accettare e queste riserve erano dovute al fatto che io della questione Carlo Giuliani sapevo poco o nulla. Infatti le poche notizie che avevo, mi derivavano dalla televisione e ben sappiamo come in Italia questo mezzo di comunicazione difficilmente riesca a dare un'informazione adeguata. Le notizie magari vengono pure date ma in modo tale che risulta piuttosto difficile per uno spettatore capire veramente il senso delle vicende trattate. Sono del parere che la menzogna da una parte, la superficialità con cui vengono date le notizie dall'altra, siano purtroppo delle caratteristiche peculiari della televisione e dei mezzi informativi in genere in Italia. Per questo motivo, avevo un po' messo da parte quello che io definisco il rumore di fondo della televisione e della vicenda Carlo Giuliani non avevo più avuto modo di occuparmi; fino appunto a quando mi è stata fatta questa richiesta. Diciamo che ho colto l'occasione per approfondire.

E dal molto materiale consultabile - penso ad esempio al sito internet www.piazzacarlogiuliani.org , oppure al dvd che ho potuto vedere con qualche giorno di anticipo o anche dall'intervista rilasciata ad Heidi Giuliani che è reperibile nel libro che abbiamo pubblicato da poco, "Ma che mondo è questo?" - ho potuto constatare che ancora una volta quella che è la versione ufficiale della verità risulta avere molte falle e molte carenze. Questa versione ufficiale ci vuol fare credere che a Genova - il 20 luglio del 2001 - gli scontri in Piazza Alimonia fossero dovuti esclusivamente ai manifestanti. Che il carabiniere Placanica abbia sparato contro Carlo solo per legittima difesa e che la sua morte sia stata dovuta esclusivamente a questo colpo di pistola. In realtà ci sono molti elementi - di cui penso Giuliano ci parlerà in maniera molto più approfondita rispetto a quanto può fare il sottoscritto - che testimoniano una verità ben diversa. Penso ad esempio al passaggio dell'autovettura dei carabinieri sopra il corpo di Carlo nei momenti immediatamente successivi al colpo di pistola - un fatto che il pubblico ministero della procura di Genova ha definito come irrilevante nello svolgimento degli eventi - oppure alla ferita che è stata rinvenuta nella fronte di Carlo, una ferita profonda che però non è in alcun modo imputabile ad un colpo di pistola. Ma se non è stato un proiettile, quale è stata la ragione di questa ferita? Tutti questi eventi non sono stati però presi in considerazione dai giudici genovesi che nel maggio del 2003 hanno accolto la richiesta di archiviazione del procedimento nei confronti del carabiniere che ha sparato - Placanica - e dell'altro carabiniere che era alla guida del defender, nonostante ci fossero appunto molti elementi poco chiari e molto controversi. Questo rappresenta il primo motivo per cui abbiamo organizzato questa serata: chiedere che questi elementi vengano nuovamente discussi, magari in un processo che non c'è e fino ad ora non c'è mai stato. Un processo naturalmente che venga condotto in maniera equa, senza cadere in pericolose degenerazioni ideologiche né da una parte né dall'altra.

Il secondo motivo per cui siamo qui è il voler ribadire quelle ragioni e quelle idee che hanno portato migliaia e migliaia di persone a Genova durante il G8 per protestare contro i grandi della terra, nonostante un certo tipo di informazione abbia voluto dipingere questi comuni cittadini come pericolosi eversivi se non addirittura come dei terroristi. Come queste persone, anche noi siamo convinti che le regole che dominano oggi l'economia e la politica siano assolutamente negative. Che miliardi di persone nel mondo ne stiano ingiustamente pagando durissime conseguenze e che anche noi ricchi occidentali - gli unici a godere tra virgolette in questo sistema perverso - dovremo comunque scontrarci alla lunga con gli effetti deleteri che hanno questi meccanismi. Siamo anche convinti che strade alternative siano percorribili e che questo non sia solo possibile ma addirittura necessario. Uno degli slogan del nostro circolo è "Un altro mondo è possibile". Non scordiamoci di ripeterlo ogni giorno. Grazie.

Luigino Ciotti Non è la prima serata che facciamo intorno alle vicende di Genova. Ne abbiamo fatte altre volte e come circolo culturale abbiamo anche prodotto un cd sull'esperienza del gruppo di compagni che andarono a Genova nel luglio del 2001. Abbiamo fatto questo perché - secondo noi - quella di Genova è una vicenda cruciale. Lì un popolo ha cercato di manifestare democraticamente contro le ingiustizie del mondo e contro i potenti che sono responsabili di queste ingiustizie (in fondo il G8 rappresenta questo, un organismo assolutamente non democratico). Contro questo popolo, non solo si è provato ad impedire di manifestare ma si è cercato anche di criminalizzare come se - contro le sacre e religiose scelte del G8 - si contrapponessero solo delinquenti e facinorosi. Si è costruito un caso politico utilizzando in tutte le maniere la disinformazione e la stampa, ma anche la politica. Nella catena di comando c'era anche Fini, c'era il deputato di A.N. Ascerno e tanti altri. Non c'è stata solo la morte di Carlo Giuliani, ci sono state le torture a Bolzaneto, le botte alla Diaz; ci sono state tutto un insieme di questioni su cui non si è fatto assolutamente luce e su cui una propaganda di regime - penso che possiamo definirla così - ha cercato di deviare l'attenzione generale piuttosto che su quello che è stato veramente il tentativo di manifestare tranquillamente e democraticamente. Si sono svolti giorni di dibattito prima che Carlo è stato ucciso - tutto questo in tv non è assolutamente comparso - un dibattito democratico che affrontava le grandi questioni fondamentali oggi nel nostro pianeta: la deforestazione, i temi della democrazia, delle ingiustizie, dellle profonde disuguaglianze, il problema dei diritti, delle donne, delle minoranze e così via. Ma tutto ciò non è assolutamente emerso.

Di Genova l'unica immagine che si ha che è quella dei contestatori che contestavano in maniera violenta. C'era da dire che lì il governo allora vigente non si è comportato in maniera molto diverso rispetto a come il precedente governo aveva fatto qualche mese prima a Napoli. A Napoli c'era stata qualche mese prima un'altra grande manifestazione e anche lì non c'erano via di uscita, i manifestanti sono stati vessati dalle forze di polizia e ciò è avvenuto con un governo di centro sinistra. Ma i movimenti che sono confluiti a Genova - giovani e non solo provenienti da ogni parte d'Italia e del mondo, movimenti che si rifacevano a Seattle e a Porto Alegre - hanno visto schierarsi contro anche la maggiorparte delle organizzazioni sindacali e dei partiti politici italiani, che non hanno capito il fermento di quei giorni, non hanno capito quello che stava succedendo e la volontà di cambiare questa società, lo straordinario laboratorio che c'è stato a Genova in quel periodo.

In questo contesto c'è anche la vicenda di Carlo. La morte di Carlo non può finire nel dimenticatoio e noi chiediamo che sia fatta verità e giustizia. Questo lo abbiamo chiesto al governo di centro-sinistra e questo ci aspettiamo. Chiediamo che sia fatta una commissione d'inchiesta che studi la vicenda e tiri fuori la verità, quella verità che probabilmente è molto diversa da come ce l'hanno raccontata e che forse il video e le spiegazioni che Giuliano - che ha studiato profondamente quelle immagini, quelle vicende, le testimonianze - saprà riproporci. Tutto ciò è anche un invito alla riflessione. Quello che è avvenuto è inaccettabile in un paese democratico, innanzitutto perchè è morto un giovane ma non solo per questo. Genova è stata la battuta d'arresto della democrazia: tantissime persone sono state torturate e bastonate in quei giorni, sia all'esterno - nelle piazze - che all'interno, nelle caserme e nelle scuole. Dunque c'è stata una sospensione della democrazia nel nostro paese e questo ci dovrebbe far riflettere affinché non accada più.

Parlarne forse serve anche a questo. I media ci hanno raccontato un'altra storia, un'altra Genova rispetto a quella che abbiamo visto noi, che hanno visto anche i diversi compagni che sono andati partendo da Bastia. Tutto questo vogliamo farlo capire, trasmettere, discutere con gli altri che non c'erano e che hanno pensato che lì c'erano soltanto gli estremisti, i facinorosi e i violenti che sono andati solamente per fare casino. Non era questo il motivo per cui in 200 mila sono andati a Genova. La volontà era un'altra, era quella di trasformare in profondità la società. E io credo che c'erano tutte le condizioni affinché ciò potesse avvenire: senonchè, una volontà politica chiara del governo del centro-destra l'ha trasformata in una vicenda tragica a cominciare dalla morte di Carlo (ma - ribadisco - non solo con la morte di Carlo. C'è gente che è rimasta menomata per tutta la vita). Queste cose non si dicono o sono state dette poco, sono state dimenticate. Noi non vogliamo dimenticare e non vogliamo nessuna vendetta. Vogliamo semplicemente giustizia e verità.

Io penso che il Parlamento possa contribuire a far questo ma mi sembra che ci sia una certa difficoltà a recepire questa nostra richiesta. Dico questo non solo perché questa commissione d'inchiesta non viene fuori ma anche perché Heidi Gaggio - la madre di Carlo, la moglie di Giuliano - ha avuto molta difficoltà ad entrare in parlamento. Lei c'è entrata finalmente circa un mese fa, ma c'era un senatore - Gigi Malabarba - che fin dal 21 di luglio - in una data ovviamente simbolica anche per l'impatto mediatico - voleva lasciare quell'incarico per far subentrare Heidi. Bene, le sue dimissioni sono state rifiutate due o tre volte e questo - ovviamente - non a caso (in questo rifiuto molti hanno visto proprio una mancanza di volontà per arrivare alla verità sulla vicenda di Carlo). Questo è il contributo che mi sono sentito di dare perché ciascuno di noi possa riflettere. Grazie.

Giuliano Giuliani Quando sono arrivato a Perugia, sono stato raggiunto dalla telefonata di una giornalista locale che mi ha fatto alcune domande per un servizio che poi avrebbe potuto trasmettere alla radio. La prima cosa che mi ha chiesto è stata: "Lei è venuto in Umbria a presentare la sua verità?" "No" - le ho risposto - "io sono venuto a presentare la verità". Perché quella che ci hanno raccontato è un incredibile bugia. Non è la prima e purtroppo non sarà l'ultima, ne hanno già raccontate altre; però sarebbe proprio il caso che in questo povero paese si faccia in modo che lo Stato la smetta di raccontare bugie e cominci ad avere il coraggio di affrontare la realtà per come è. Sono 59 anni che ci inondano di menzogne, ce le raccontano da Portella delle Ginestre.

Per esemplificare questa cosa - rispetto all'assassinio di Carlo - possiamo ricordare questa frase che avrete sentito tante volte, persino fino alla nausea (l'avrete sentita in televisione, letta su quasi tutti giornali, soprattutto sulla cosiddetta grande informazione). La frase è "Carlo Giuliani, che con in mano un estintore, assaltava una camionetta dei carabinieri rimasta isolata e circondata". Ebbene, in questa frase, di vero, non ci sono neppure le pause e le virgole. Ogni sostantivo, aggettivo e participio passato di questa frase è una falsità e nel filmato lo vedrete. Perché affermo con tanta energia che è tutta una falsità? Perché hanno fatto questo? Lo hanno fatto perché si sono trovati di fronte ad un avvenimento cercato più volte in quella giornata di venerdì 20 luglio (e poi anche sabato 21). Che fosse un avvenimento cercato lo ha dimostrato l'addetto alla Presidenza del Consiglio. Noi sappiamo - non credo che in questo modo gli possiamo far torto - che l'ex Presidente del Consiglio è anche un po' ignorante, nel senso che conosce poco non solo la storia - ricordate Romolo e Remolo, cose di questo genere - ma anche la lingua italiana. Ma l'addetto alla Presidenza del Consiglio è una persona che avrà sicuramente fatto gli studi classici. Quando succede quello che succede a Genova alle 17 e 27 del 20 luglio 2001, l'addetto alla Presidenza del Consiglio va dall'ex presidente e gli dice: "Eccellenza, c'è IL morto". Chi ha un minimo di dimestichezza con la lingua italiana sa che di fronte ad un fatto davvero inatteso, si dovrebbe dire: "Eccellenza, c'è UN morto". Se gli dice c'è IL morto, è la testimonianza che si è verificato l'evento per il quale servizi, polizia, uffici centrali, apparati speciali e reparti speciali dei carabinieri hanno a lungo lavorato. Tanto è che qualcuno si è fatto persino sfuggire che per fortuna di morti ce ne è stato soltanto uno.

Fra le persone dotate di sagacia e di spirito che hanno detto questa frase c'era anche l'ex ministro dell'interno di allora, Claudio Scajola, il quale aveva sostituito un ministro altrettanto poco degno come lui (cioè Enzo Bianco, ministro dell'interno del precedente governo). La cosa un po' tragica è che questi due personaggi - diciamo minori ma comunque di rilievo nella politica italiana - hanno fatto la staffetta prima al ministero degli interni e oggi fanno la staffetta alla presidenza del COPACO che non è proprio un ufficietto da piano terra di qualche azienda. COPACO è la struttura che si occupa di uno dei settori più delicati della politica interna, cioè quella dei servizi segreti. A parte questa digressione, Bianco era ministro dell'interno quando succede Napoli e si distingue per il fatto che quando lo cercano al telefono - siccome si sta (penso si possa usare questo verbo) strafogando in trattoria con alcuni suoi amici - spegne il telefonino per non essere disturbato in questa attività così significativa per le sorti del paese, cioè l'abbuffata che sta facendo in trattoria! Poi che Napoli non sia Genova è certo, per fortuna. Fanno a Napoli alcune cose che poi in grande riprenderanno a Genova. Una di queste cose che fanno a Napoli è la chiusura delle vie di fuga - prima volta nella storia dell'ordine pubblico in questo paese - in cui le forze cosiddette dell'ordine chiudono la possibilità di fuga ai manifestanti. Non si era mai verificato. Piazza del Plebiscito viene chiusa e chi è in mezzo patisce violenze notevoli. Poi fanno alla caserma Ranieri e all'ospedale qualcosa che in parte ricorda la Diaz e Bolzaneto. Però a Napoli lo scontro di piazza nasce in piazza, questa è la differenza fondamentale tra Napoli e Genova.

A Genova lo scontro è preparato a tavolino e studiato nei minimi particolari. Io uso una battuta ma dico sempre che, in quella giornata di giovedì 19 luglio che a Genova vede il protagonismo della manifestazione dei migranti - una manifestazione di gioia e di spensieratezza, 50 mila persone che sfilano cantando, ballando, nel colore, nella musica, nella gioia e non succede niente - dico sempre, ricordando quella canzone - "Mettete dei fiori nei vostri cannoni" - che l'episodio più allarmante è quando un po' di carissime ragazze vanno ad infilare qualche fiore nelle cannette delle mitragliette della polizia! A Genova avevano fatto arrivare 250 bare in plastica, avevano mobilitato 18 mila persone in armi, tra poliziotti e reparti speciali, carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria, tiratori scelti messi sui palazzi intorno alla zona rossa, personale dell'aereonautica e addirittura - qui bisogna prenderli un po' in giro; io sono ancora un po' vittima di quel vecchio slogan, che bisogna anche prenderli in giro perché l'ironia è forte e speriamo poi che una serata li seppellisca davvero - anche gli incursori della marina (il porto di Genova era presidiato perché forse pensavano che i no-global potessero arrivare con qualche sottomarino atomico)! Avevano parlato del sangue infetto, dimostrando oltretutto una vera stupidità perché per potere lanciare sangue infetto - il riferimento in questo caso era l'HIV - bisognava che qualche malato di AIDS venisse portato con la barella e ci fosse la trasfusione continua, perché una volta che l'hai tolto e l'hai messo in un palloncino non è più infetto! Eppure avevano detto - compresa la grande informazione - che i no-global avrebbero lanciato sulle forze dell'ordine palloncini di sangue infetto. Capite allora che, se i palloncini di sangue infetto si trasformano in fiori con i gambi messi nelle canne delle mitragliette, cosa avranno pensato i vari Gianfranco Fini, Filippo Ascerto (un maresciallo dei carabinieri che ha tenuto i collegamenti con i reparti speciali dei carabinieri), Giorgio La Malfa. Questi qui si sono detti "Caspita, questi giocano, ballano, saltano, cantano. Ma i Black Block dove sono?"

Qui apro una parentesi. Io non sono così sprovveduto da non ammettere che ci fossero anche un po' di questi Black Block. Hanno esagerato i numeri in un modo scandaloso, sono arrivati a dire che ce ne erano 5-10 mila ma al massimo erano 200 o 300 persone fatte arrivare dall'estero. Il fenomeno non è italiano, il fenomeno è tedesco, inglese, un po' francese con i casseurs. Sono casi di grande disperazione, anche di grande stupidità politica perché pensare che rompendo una vetrina si fa la rivoluzione mi pare una cosa che difficilmente sta in piedi. Se rompi una vetrina o bruci una macchina, alimenti il mercato delle assicurazioni, fai salire le tariffe. Le assicurazioni sono la punta più alta della globalizzazione finanziaria, fai il gioco del nemico. Non è spaccando le vetrine che risolvi i problemi del mondo. Tuttavia, che fossero organizzati, diretti, gestiti, abilitati e lasciati fare dai reparti speciali dei carabinieri, mi pare che proprio che non ci sia il minimo dubbio.

Nel filmato vedrete due fotografie abbastanza significative del Forte San Giuliano. Forte San Giuliano è stato sede delle SS nel '44, un luogo di tortura fino alla liberazione nel '45; poi, dopo la liberazione, è diventato la sede del comando provinciale-regionale dell'arma dei carabinieri i quali hanno pensato nel luglio del 2001 di rinverdire la vecchia abitudine della tortura a quei poveretti che sono passati di lì. Ho raccolto anche là delle testimonianze di qualche povero ragazzo che è stato portato a Forte San Giuliano, se la sono visti davvero brutta . E a Forte San Giuliano era presente tutto quel gruppo di personalità politiche di cui prima citavo i nomi; ci sono stati ore, proprio nella giornata di venerdì. Hanno detto che erano lì per portare solidarietà; secondo me erano lì per verificare che gli ordini venissero applicati. Ci sono registrazioni fra l'altro - cosa davvero straordinaria, quasi potrebbe far pensare ad un cambiamento di clima - nella trasmissione "La storia siamo di noi" di Giovanni Minoli (anche se è andata in onda in prima nottata), si è più volte ripetuta questa questione che testimonierebbe - anzi togliamo il condizionale - che testimonia di un'operatività dei reparti speciali dei carabinieri autonoma rispetto alle indicazioni della questura: ci sono anche lì decine di registrazione che dicono, con parolacce anche: " Ma che c.... fanno i carabinieri, perché vanno lì, perché stanno caricando, dovevano andare da un'altra parte" etc etc. Quindi quelle modalità ed operatività non erano giustificate neppure dalla situazione di grande tensione che c'era.

Ora io sono convinto - per dirla proprio con timidezza - che i reparti speciali dei carabinieri sono un coagulo di fascismo (i reparti speciali dei carabinieri, non sto parlando dell'arma dei carabinieri. Parlo dei reparti speciali dei carabinieri). Nassirya viene ricordata per la tragica fine di 19 persone (io non dico neanche italiani, perché quando si muore non si muore con la carta d'identità. E il dolore che ho provato per quei 19 è comparativamente da misurare con i 150 mila iracheni). Viene ricordata per questo. Non viene ricordata però per una cosa che per certi aspetti è assai grave. L'Unità aveva pubblicato una fotografia molto allarmante che riprendeva la parete di un ufficio di Nassirya danneggiato dall'esplosione: lì c'era la bandiera italiana e nel bianco del colore, c'era il simbolo littorio della Repubblica Sociale. Se poi se andate a rivedere il risultato elettorale dei soldati di Nassirya - per carità, legittimo, il voto è sacro - scoprirete che l'Unione, nel suo complesso, prende il 5% e Forza Nuova da sola prenda l'8%. Possiamo allora dire che questa è una testimonianza che quando dico che i reparti speciali sono un concentrato di fascismo, forse non eccedo.

E poi è il modus operandi che è davvero preoccupante. Nel filmato vedrete anche una parte che hanno dovuto consegnarci perché la parte lesa - quando un procedimento viene archiviato - ha diritto a che tutta la massa della documentazione che è stata raccolta le venga consegnata (in copia naturalmente). Tra le cose che ci hanno dovuto consegnare, c'è anche un filmato che dimostra un po' come si comportano questi reparti speciali. Questi giovanotti un po' esuberanti - come li definisce qualcuno - praticano una violenza indiscriminata e assassina. Quando peraltro mi hanno consegnato quel filmato, nei verbali se ne menzionava un altro. Ora a me è arrivato solo questo e continuo ad avere questo dubbio lancinante. Sono talmente stupidi che mi danno solo questo filmato o l'altro è persino peggio? E questo dubbio mi rimane. In qualsiasi caso, l'operatività era questa.

Ricostruire quello che è successo in Piazza Alimonda - che a torto o a ragione è diventato l'elemento simbolo del G8 e delle violenze che ci sono state - diventa allora decisivo per una battaglia di verità e per una battaglia di memoria. Come dicevo a quella giornalista, la memoria e la verità sono le condizioni indispensabili per la conservazione della democrazia nel paese. La perdita di memoria è all'origine di questo revisionismo d'accatto per cui la resistenza è diventata il crimine e il fascismo sta diventando quasi come una cosa soave. Tra l'altro - quando parlo con i giovani - non posso fare a meno di dire - almeno ad una loro parte consistente - "come siete bravi e come siete generosi" perché ci vuole proprio la vostra bravura e la vostra generosità per riuscire a pensare che si possa costruire un mondo migliore. Tutto quello che avete di fronte è terrificante. Faccio il parallelo tra quello che avevo di fronte io quando ero giovane - quando avevo io 20 anni - e quello che hanno di fronte i ragazzi oggi. Ho provato anche a scriverla questa cosa e non posso fare a meno di ripeterla qui. Sul piano dei grandi della politica internazionale, io avevo di fronte Kennedy, Krushov, Willy Brant, Castro, Mao Tse Tung. Un giovane di oggi ha Bush, Putin, Kim Jong Hil, Blair. In politica interna io avevo Berlinguer e Moro, voi avete Fassino e Casini. Non mi pare proprio la stessa cosa! Gli industriali? Ai miei tempi c'erano Gianni Agnelli e Olivetti, voi avete Tronchetti Provera e Ricucci. Giornalisti? Cito il giornalista della destra, Montanelli e Mario Melloni, democristiano poi passato al PC, un maestro. Voi avete Giampaolo Pansa! Insomma, non c'è un settore della vita politica e culturale che non sia un degrado spaventoso e osceno.

Eppure siete bravi, io non so come fate! Prendetevela anche con noi, dateci ogni tanto qualche calcio nel sedere a noi vecchi perché la colpa poi è nostra, perché la memoria non ve l'abbiamo trasferita. Questa è la colpa più grande che abbiamo perché quello che succede oggi - la stessa degenerazione della politica - è frutto di questa mancanza di memoria e di questo mancato trasferimento di cui è responsabile la mia generazione. Bisogna recuperare la memoria. La memoria è necessaria per continuare a pretendere verità; memoria e verità sono insieme il baluardo della democrazia, il modo per conservarla ed per impedire ulteriori processi degenerativi.

Ritornando alla nostra vicenda, è allora necessario chiedere questa commissione parlamentare d'inchiesta e pretendere l'apertura di un processo che non c'è stato. Tra le cose che vedrete qui nel filmato - è una cosa che non vi assicuro al 100% ma con una buona percentuale - c'è anche che la stessa operazione "Mario Placanica" è finta (almeno io penso questo). Quanti sono su quel defender? Loro dicono due ma secondo me sono tre. Ci sono fondate ragioni per pensare che siano tre e che non sia Placanica che spara. A sparare è probabilmente un ufficiale, un sottoufficiale oppure un maresciallo con un bel po' di anni di carriera alle spalle e magari anche con solide esperienze nei teatri di guerra. Perché in Piazza Alimonda è vero che ci sono un po' di ragazzotti - raccattati su all'ultimo momenti con qualche soldo di ingaggio - ma tutto l'apparato dirigente di quel reparto è gente che arriva dalla Somalia di dodici anni prima. Erano tutti lì quando è stata uccisa Ilaria Alpi (e Ilaria Alpi indagava sul traffico di rifiuti tossici nocivi e sul traffico di armi ma indagava anche sulle inenarrabili porcherie che il maresciallo Aloi - uno di quei carabinieri da rispettare - aveva scritto sul suo diario rispetto alle violenze sessuali dei carabinieri del Tuscania sulle bambine somale). Tutto l'apparato dirigente del battaglione Sicilia era lì; poi sono andati in Kosovo; e poi sono venuti in Piazza Alimonda per poi andare ad esportare la democrazia in Iraq. Sono sempre loro. Non sono gente qualsiasi, è il fior fiore dei reparti speciali dei carabinieri. E questo fior fiore che ha fatto la Somalia, che ha fatto il Kosovo e che oggi fa l'Iraq, si spaventa perché a quattro metri un ragazzetto tira un estintore per cercare di disarmare un delinquente che da dentro la jeep sta minacciando tutti - con la pistola puntata da un bel po' di tempo - dicendo "Bastardi comunisti, vi ammazzo tutti"?

Questa è allora la storia e non quella che vi hanno raccontato. Certamente lo hanno fatto bene perché quanti di voi - e guardate che non ho nessuna intenzione di colpevolizzare nessuno - ma quanti di voi - che pure sono convinto avete avuto nei confronti di Carlo un atteggiamento solidale - hanno però detto quella famosa frase: "Sì però, quel poveretto che cosa altro poteva fare?" Se qualcuno di voi lo dicesse dopo aver visto questa documentazione, non avrei lo stesso atteggiamento benevolo; ma adesso ce l'ho perché quel "Sì però" è frutto di un'informazione bastarda - ma veramente bastarda - che vi ha messo dentro questa espressione. Hanno fatto bene a scegliere il giovane ausiliario con soli sei mesi, perché quel "Sì però" non lo avrebbe detto nessuno se avessero dovuto dire che è stato un maresciallo quarantenne con ventenni di anzianità di servizio. Ma ora un ausiliario con soli sei mesi, è piuttosto difficile che usi dei proiettili speciali. Il proiettile che uccide Carlo non può essere un proiettile d'ordinanza. Il proiettile è un Calibro 9 Parabellum di 9 millimetri. Il foro d'entrata nello zigomo di Carlo è di 8 millimetri e il foro di uscita è ancora più piccolo. Quindi questo è un proiettile speciale oppure un proiettile truccato. Hanno usato pure il dum-dum, l'incisione della punta che fa ancora più male. Naturalmente - per sostenere che era un proiettile di ordinanza - i consulenti del Pubblico Ministero - che sono dei manigoldi, dei malfattori, imbroglioni, furfanti ma che non sono stupidi - si inventano la storia della deviazione dovuta al calcinaccio.

Per capire come stavano veramente le cosa, bastava che avessero fatto quello che hanno fatto dei ragazzi che sanno lavorare con i computer, ingrandire il filmato originale e rallentarlo. In questo modo avrebbero visto come è posizionata la pistola della persona che spara e che è perfettamente ad altezza d'uomo e parallela a terra. Ma questi quattro imbroglioni farabutti hanno sostenuto fino all'ultimo che tale persona aveva sparato per aria e così hanno fatto anche il Pubblico Ministero e il giudice per le indagini preliminari (quest'ultimo ci ha aggiunto anche l'uso legittimo delle armi). Noi dobbiamo allora riaprire questo procedimento, far cadere tutte le contraddizioni possibili comprese quelle del giovane carabiniere che sicuramente ci marcia. Io mi sono stufato di tutto questo accurato sentimento nei confronti del giovane carabiniere che oggi è addirittura disoccupato.Voleva persino farci causa perché la colpa per cui l'arma l'ha cacciato via è mia e di Heidi; è del padre e la madre di Carlo, quindi di Carlo! L'arma l'ha cacciato perché Carlo ha opposto resistenza al proiettile! Di tutto questo pietismo io mi sono davvero stufato. Io ho due cassette registrate: la prima è una cassetta registrata di una trasmissione della televisione della Svizzera Italiana (vennero anche a casa nostra ad intervistarci, ovviamente gratis). Questa trasmissione si conclude con il conduttore che dice: "Avremmo voluto per completezza d'informazione intervistare anche il carabiniere Mario Placanica ma la sua richiesta economica è stata considerata troppo alta dalla televisione della Svizzera Italiana". Siccome aveva già preso 750 milioni raccolti da Libero - che poi se li è fatti mangiare dagli avvocati ai quali si è rivolto (ma quelli sono problemi suoi) - i soldi che gli avevano proposto erano troppo pochi! La seconda cassetta che ho, registra un interessante dialogo tra uno degli avvocati di Placanica e un giornalista della televisione francese ARTE (siamo nel 2002). Questo l'avvocato chiede 30 mila euro per farsi intervistare, il giornalista dice che la richiesta pare eccessiva; discutono un po' e alla fine l'avvocato accetta di prendere 15 mila ma in nero. Io segnalerei questa cosa all'agenzia delle entrate il nome di questo avvocato per andare a vedere se incorre nel disgustoso elenco degli evasori fiscali!

E allora, basta. Che venga, che dica finalmente quello che sa: ha cambiato posizione su quello che è successo in Piazza Alimonda 22 volte, che la ventitreesima venga finalmente a dire davvero quello che sa. E cominci a svelare un po' tutto il marcio che c'è stato lì. Un marcio che è evidente, pensate alla perizia autoptica che è stata fatta. Sulla parte in cui si dice che il colpo è diretto, il Pubblico Ministero ha detto che era incompleta e imprecisa; poi invece lo stesso Pubblico Ministero non dice niente sulla responsabilità dell'autista che passa sul corpo di Carlo subito dopo lo sparo, quando Carlo era ancora vivo. C'è un'immagine nella quale si vede un flotto di sangue molto forte che esce dal foro del proiettile e per essere così forte vuol dire che c'è ancora dell'attività cardiaca (altrimenti non sarebbe venuto fuori). Apriremo un procedimento per vilipendio (spero) di cadavere, sperando che davvero lo fosse già perché quella ferita sulla fronte di Carlo deriva da un carabiniere che gli ha spaccato la fronte con una pietrata successivamente, per mettere in piedi quella cosa alla quale si presta anche un vice questore della polizia di stato. Il vicequestore Adriano Lauro cerca infatti di accusare un innocente manifestante del fatto di avere ucciso lui Carlo con quella pietrata.

Ecco, allora capite che far memoria su questo, avere presente lo stato delle forze dell'ordine - io dico forze del disordine, in questo caso - è importante perché significa vedere come dobbiamo agire. Teniamo presente che oggi si aggiunge a tutto ciò un grave pericolo. Con l'abolizione della leva obbligatoria - non entro nel merito di questa questione per la quale molti pareri (che peraltro condivido personalmente) sono stati positivi - si avrà però che l'avere prestato servizio volontario nell'esercito sarà considerato elemento prioritario per l'entrata in polizia e nell'arma dei carabinieri. Questo è vero soprattutto per la polizia e significa che la formazione dei futuri poliziotti sarà in maniera assolutamente prevalente (se non totalitaria) una formazione di carattere militare e non più di carattere civile. Tutto ciò peraltro in un corpo che non è più militare, visto che una riforma - tra la fine degli anni '70 e i primissimi anni '80 - realizzò la trasformazione dell'arma in un corpo civile. Questa è una questione non da poco perché avere forze dell'ordine fortemente vincolate ad un processo di formazione sociale e civile sta dentro una logica di democrazia. Se la formazione è solo militare, è chiaro che verrà privilegiato chi picchia e chi picchia in modo più violento.

Già da Napoli ma poi con grande dispendio a Genova hanno usato questi nuovi manganelli, i tonfa. Alcuni di questi delinquenti in divisa hanno usato il tonfa prendendolo per la parte terminale e picchiando quindi sulla testa dei manifestanti con il gancio di ferro che incerniera il manico. Se - invece che licenziare questi qui e magari far pagare loro anche ad un po' di galera - gli permetti di fare quello che vogliono, è chiaro che poi loro usano il tonfa in questo modo, non come uno strumento d'ordine pubblico ma come uno strumento di violenza. E lo strumento di violenza è molto pericoloso perché con quello che è successo - e questo è un punto su cui dobbiamo intervenire, con la forza della politica - sempre di più si è innestato un meccanismo insano per cui il tuo essere poco e il tuo essere niente viene recuperato dal fatto che puoi esercitare violenza e potere sugli altri. Questa è la cosa terribile, è la cosa più brutta che succede lì dentro. Sono qualcuno perché tu sei in mio potere e io su di te ho un potere di vita e di morte. Questo dicevano - questi delinquenti - a Bolzaneto o alla Diaz, quando picchiavano in modo selvaggio quei poveretti che erano lì a dormire. Questa è la cosa più tragica, più drammatica che ha svelato Genova. Ed è una cosa sulla quale dobbiamo intervenire. Dobbiamo correggerla, non possiamo accettarla perché questo è un elemento di forte corruzione della logica democratica.

Ecco, io credo che questo sia la lezione politica più importante che esce dai fatti di Genova ed è per questo che vale la pena di ricordarli. Adesso guardiamo questo filmato; poi, se qualcuno vuole ulteriori approfondimenti, possiamo aggiungere qualcosa.

Proiezione del filmato Quale verità per Piazza Alimonda?
Il video è reperibile sul sito internet: www.piazzacarlogiuliani.org

Giuliano Giuliani Aggiungo solo una cosa per evitare di essere frainteso. Quando ho toccato il tasto delle forze dell'ordine, una delle ragioni per le quali ritengo la commissione d'inchiesta assolutamente necessaria - oltre al fatto di accertare le responsabilità politiche e della catena di comando - è quella di restituire alla parte che io mi auguro sia ancora abbondantemente maggioritaria nelle forze dell'ordine, l'onorabilità che i delinquenti in divisa di Genova hanno macchiato e infangato. Quello che hanno fatto in Piazza Alimonda, quello che hanno fatto alla Diaz e quello che hanno fatto a Bolzaneto è l'onta maggiore che potessero fare alle forze dell'ordine. Io sono ancora disperatamente convinto che ci sia un problema di mele marce ma, se non interveniamo in fretta, ho paura che ci dovremmo accontentare di contare le mele sane. E sarebbe molto grave per il paese.

Domande e interventi del pubblico

(Nota - Alcuni interventi e domande da parte dei partecipanti hanno suscitato momenti di dibattito "acceso" tra il pubblico e tra gli ospiti stessi. Non è stato però possibile riportare diversi passaggi a causa delle sovrapposizioni delle voci.)

Primo intervento pubblico Quando ho visto per la prima volta gli episodi del G8, mi sono detto: " Hanno ammazzato un ragazzo. Però giustifico i poliziotti". Vedendo le foto, vedendo i fatti secondo come sono stati trasmessi dai telegiornali, questa era la mia opinione. Vedendo questo dvd, mi è venuto qualche dubbio, ho visto come è successo il fatto attraverso gli occhi di un padre e attraverso gli occhi di un altro punto di vista. Però sinceramente a me quel "Sì però" è rimasto. Se fossi stato il poliziotto nella camionetta, avrei fatto la stessa identica cosa. Capisco il suo punto di vista, se fossi padre anche io difenderei mio figlio. Però io la penso nella stessa maniera. Ho letto anche altri documenti che dicevano che Carlo stava a quattro metri; però si diceva che lo sparo è avvenuto dopo mezzo secondo. Quindi mezzo secondo dopo significa che lui non sta più a quattro metri ma sta più vicino - mettiamo a tre metri - significa che lui si sta lanciando addosso il poliziotto. Io, per legittima difesa, avrei fatto la stessa cosa. Anche io sono d'accordo per la riapertura del processo perché hanno inventato troppe cavolate come quella della pietra vagante che vola per aria. Si vede chiaro e tondo che ha puntato addosso lui. Non so se voleva sparare appositamente oppure perché preso dall'agitazione, non lo so. Era un ragazzo di vent'anni? Un ragazzo che ha la mia età. Istintivamente una persona - secondo il mio parere - punta al corpo di un altro se viene minacciato. Se mi ritrovassi un estintore che mi sta per venire addosso, anche io punterei addosso.

Giuliano Giuliani Io ti ringrazio perché questo mi consente di fare qualche altra considerazione. Lì c'è una responsabilità dei gruppi dirigenti, degli ufficiali. Come tu hai visto, fanno un'azione che non ha nessuna giustificazione perché vanno ad attaccare di fianco - anche quella azione è una chiusura di vie di fuga - un corteo che era in un punto autorizzato (c'era la certificazione del questore Colucci che autorizzava il corteo in Via Tolemaide). Girano e fanno questa operazione che è una trappola. Attaccano di fianco, sparano i lacrimogeni, di là rispondono con dei sassi (e io ho messo le fotografie di Carlo che tira un sasso perché lo avrei fatto anche io, perché in tali condizione quella la considero resistenza e non violenza. Mi hanno attaccato di fianco in maniera ingiustificata, tutto quello che trovo glielo tiro addosso perché non devono farlo). E difatti scappano, scappano perché preparano la trappola (aldilà poi della questione di quanti estintori ci siano. Hai visto che Carlo arriva a mani nude). Tutta questa trappola preparata ha delle responsabilità. Dunque devono pagare quelli che hanno organizzato questa trappola e quelli che l'hanno messa in pratica. Devono pagare quelli che lasciano la camionetta in balia di questo gruppo di facinorosi (tra virgolette), perché se ne sono scappati. Sono 95 - hanno dichiarato che erano stanchi - 95 carabinieri e 100 poliziotti a 50 m rispetto a 75 manifestanti nel loro complesso (con quelli che erano vicini alla camionetta che erano 20-25). C'era una foto nella quale si vede la camionetta e Carlo che raccoglie l'estintore da terra. E io dico che la posizione del corpo di Carlo dimostra che lui guarda la camionetta, perché - se tu raccogli guardando per terra - il tuo corpo è diritto mentre - se guardi in alto davanti a te - inarchi la testa e quindi questo ti fa piegare il sedere. In quella foto si vede benissimo che ci sono 11 persone su un lato mentre dall'altro non ne vedi neanche una. Di quegli 11, tre sono fotografi, ti do nome e cognome di ciascuno di loro perché li conosco tutti. Questi fotografi - purtroppo non parlano ancora tutti, hanno paura di parlare - avrebbero potuto illustrarci bene chi c'era davvero in quella camionetta. La pistola, come hai visto, è già puntata. Quindi lo sparatore ha deciso di sparare PRIMA della possibile minaccia dell'estintore. Questo devi valutarlo, lui addirittura mette il colpo in canna quando Carlo è fuori e non c'è nessuno. Carlo poi inclina la testa e questo testimonia ovviamente - me ne devi dare atto - che il gesto di Carlo è un gesto di difesa. La prima offesa è quello di chi vuole sparare. Carlo vuole disarmare la persona che ha la pistola.

Lo sparatore ha poi già avuto l'esperimento diretto che l'estintore - che è già stato lanciato una volta - non poteva entrare nella jeep. Sarebbe stata sicuramente più pericolosa una pietra perché un sasso ti può prendere in un occhio. L'estintore non entra nella jeep e lui lo ha già verificato. Esiste poi tutta una serie di documentazioni e di testimonianze - anche di loro stessi, dei carabinieri - sulla questione dello sparare ad una persona o dello sparare per aria (cioè dello sparare per spaventare o dello sparare per uccidere). È vero - ed è cosa drammatica - che nelle regole di ingaggio non c'è che si spara per intimorire ma si spara per colpire (questa è una cosa molto grave). Nel corpo dei carabinieri - che sono la quarta forza armata oggi - nelle loro regole d'ingaggio, c'è che se si spara si spara per colpire; però non si dice che devi sparare per uccidere. Nel nostro caso, il colpo è tirato nella zona dell'orbita dell'occhio che è la zona più chiara rispetto al passamontagna blu. Sparare in un occhio vuol dire sparare per uccidere. E il fatto che abbiamo colpito proprio lì, conferma i miei dubbi che quello che ha sparato è un ufficiale o un maresciallo con un bel po' di esperienza di tiro.

Questa sarebbe una delle cose più scandalose che hanno fatto - l'avere individuato la foglia di fico, il giovane carabiniere inesperto - cosa che oggi fa dire a te che lui non poteva fare altro. Il giovane carabiniere - poverino - che ha la ferita sulla testa. Ha raccontato di essere stato colpito da una pietra mentre era sul defender, una pietra però che non è stata lanciata ma che è stata usata con un braccio. Io chiedo allora al Pubblico Ministero di farmi conoscere un manifestante con un braccio di quattro metri e mezzo, visto che il più vicino al defender è a tre metri e dunque - se è lui quello che spara, steso nel defender - ci vuole uno con un braccio di quattro metri e mezzo per colpirlo! Io uno con un braccio di quattro metri e mezzo ancora non ho visto in giro per l'Italia!

Seconda questione. Dice di essere stato ferito alla testa e difatti, gli danno tre punti di sutura. Il certificato di pronto soccorso dell'ospedale Gallia - che visita Mario Placanica - segna le ore 19 e questa cosa starebbe a testimoniare che non è vero - come hanno detto in un altro processo - che sono andati di corsa all'ospedale Gallia. Sono andati prima al comando provinciale dei carabinieri dove secondo me convincono Placanica ad addossarsi la colpa e gli danno una botta sulla testa che gli provoca i tre punti di sutura (medicati poi al comando provinciale). Difatti il certificato di ricovero di Placanica al Pronto Soccorso alle 19 non dà notizia dell'operazione di sutura e non c'è pronto soccorso d'Italia che non scriva che hanno dato dei punti se questo fosse avvenuto. Placanica peraltro viene interrogato alle 23 di sera del 20 luglio. I magistrati che lo interrogano danno atto che il carabiniere zoppica e ha un ginocchio gonfio ma non dicono che è ferito in testa. Una cosa stranissima, il fatto che magistrato si accorga che ha un ginocchio gonfio e zoppica mentre in tutta la deposizione non c'è scritto che si è appena preso 3 punti; dovrebbe avere poi un bel impacco sulla testa! Clara Giordano - fotografa di Panorama - dice di averlo fotografato quando arriva al Galliera. Bene, quando arrivano al Galliera, sono in 4 a scendere dalla jeep e non in tre. Terzo fatto, Placanica è molto rosso. Ma quel rosso è mercurio cromo, non è sangue. Dopo un'ora e mezzo - a meno che non lo abbiano appunto pestato al comando provinciale (quando magari diceva che non ci stava ad essere lui lo sparatore) - il sangue non è rosso ma è nero, perché è crostificato. Se è rosso, quello è mercurio cromo del disinfettante.

Da dove sono uscite tutte queste cose? A Genova alla fine sono partiti tre processi; due processi riguardano i delinquenti in divisa alla Diaz e a Bolzaneto e da cui è venuto fuori tutto il marcio che c'era nei reparti che hanno lavorato lì. C'è poi un terzo processo - che adesso è interrotto perché il giudice ha avuto un incarico al CSM - a carico di 25 manifestanti che sono stati accusati di devastazione e saccheggio. Queste persone - in prevalenza giovani - sono state individuate perché o tiravano una pietra verso una vetrina di una banca o perché hanno spaccato la targa del carcere di Marassi (insomma, cose di questo genere). L'accusa contestata è appunto quella di devastazione e saccheggio e per il reato di devastazione e saccheggio si prevede una pena variabile da 8 a 15 anni. Un delinquente in divisa che ha spaccato i polmoni di Marco - mettendolo in coma - e che ha ridotto in fin di vita la Lena Zuhlke - una ragazza tedesca trascinata giù alla Diaz dal terzo piano per i capelli (e ogni ballatoio erano calci in tutte le parti più delicate del suo corpo) - rischia al più tre o quattro anni. A meno che Marco e Lena non vengano incriminati perché i loro polmoni hanno offerto una qualche resistenza agli interventi dei questurini!

Tutto ciò - secondo me - la dice grossa sulla necessità di fare qualche modifica al codice. Tutti i delinquenti in divisa non rischiano nulla perché tra Cirielli e indulto sono tutti fuori e anzi, sono stati quasi tutti promossi. L'unico che non è stato ancora promosso è il vice questore Adriano Lauro, quello del "Bastardo, lo hai ucciso tu con il tuo sasso" e secondo me non lo è stato per la semplice ragione che sono incerti se convocarlo nella squadra olimpica del lancio del peso - visto che tira le pietre in maniera notevole - o dargli l'oscar come attore protagonista! La terza possibilità è farlo diventare questore. Ma pensate che bel questore che potremmo avere! Uno così, lo vuoi cacciare? O lo vuoi mettere, che ne so, a fare il raccoglitore della carta negli uffici? In sé non c'è una giustificazione, secondo me tu sei rimasto fermo a quel fatto iniziale. Non saprei più che altro dirti. Carlo non centra niente con l'intenzione di sparare, questa è precedente perché se uno non ha intenzione di sparare non mette il colpo in canna e non toglie la sicura alla pistola. Oltretutto, un' altra cosa che avvalora l'ipotesi che non è Mario Placanica è il fatto che abbiano usato le fondine a coscia (la fondina a coscia è una fondina ad estrazione rapida). La fondina della chiusa è una precauzione perché chi decida di sparare ne sia proprio convinto (ci devi armeggiare un po' per cui hai ancora qualche attimo di tempo per riflettere se è proprio il caso di sparare). La fondina a coscia è da Far West, da Tex Willer: chi la tira fuori per prima, spara. Un ausiliario con soli sei mesi, tutto imbranatino come sembra il Mario Placanica che si è visto nelle trasmissioni televisive, è possibile che usa una fondina a coscia? Ti convince il fatto che quello è un proiettile speciale o pensi che non sia così? È un proiettile speciale quello, chiedilo a chiunque esperto di armi (io non lo sono, quando ho fatto il militare duecento anni fa ho tirato quattro colpi con un '91! E ne ho avuto abbastanza). Però ho chiesto a gente che ne capisce e mi hanno detto tutti - compresi anche carabinieri e poliziotti - che quello che è successo sulla testa di Carlo non sarebbe possibile se quello non fosse un proiettile calibro 9 Parabellum. Questi sono tutti elementi - capisci - che confermano quello che io dico. Ti faccio allora una domanda: se alla fine viene fuori che non è stato Placanica a sparare ma è stato un ufficiale, te lo togli questo benedetto "Sì però"?!

Secondo intervento pubblico Premesso che io non sono per niente d'accordo con quello che ha detto prima il ragazzo, devo dire che anche io - vedendo il telegiornale - ho pensato a primo impatto che quel carabiniere si era trovato nella situazione in cui non poteva fare a meno di sparare. Vedendo poi vari filmati e sentendo testimonianze di persone - anche di Bastia - che sono state al G8, ho maturato l'idea che c'è stata una forma di repressione ingiustificata e insensata nei confronti di una manifestazione pacifica, tra virgolette. Sorge allora spontanea una considerazione. La cosa aberrante è il fatto che comunque la polizia e i carabinieri - che dovrebbero garantire la sicurezza di noi cittadini - possano essere usati come strumento per reprimere una manifestazione. Dobbiamo allora subire passivamente alla prossima manifestazione? Io non posso rassegnarmi al fatto che - alla prossima manifestazione a cui partecipo - io possa essere preso a manganellate. A quel punto io alle manifestazioni ci vado armato e - se qualcuno mi offende - io gli sparo. Se io fossi No-Global, posso manifestare di essere No-Global? Per quale motivo devo essere attaccato, a sassate, a manganellate mentre dormo in una scuola? Perché sono un No-Global, perché porto i capelli Rasta? È un reato? È questo che non riesco a capire.

Giuliano Giuliani L' ipotesi che fai tu non deve neanche essere presa in considerazione, bisogna reagire con la politica...

Replica Io credo molto poco alla politica, per ciò che ho visto in 32 anni, la politica ha dimostrato fino ad ora che non c'è. Faccio poi un'altra considerazione: siccome in Italia c'era un importante evento, Genova doveva far vedere al mondo che l'Italia era un paese forte, nel senso che sapeva gestire qualsiasi forma di problema e reprimere qualsiasi forma andasse contro il volere dello stato. Questa è stata una scelta politica. E in questo noi non contiamo proprio niente.

Giuliano Giuliani Guarda, ti porto l'esempio di quello che è successo a Ferrara. Avrai sentito sicuramente parlare di quel ragazzo, Federico Aldrovandi. Il 25 settembre 2005 è stato massacrato da una pattuglia di poliziotti. L'unica sua colpa era quella di tornare a casa alle cinque del mattino con qualche birra di troppo, che non è proprio una cosa terrificante. La versione immediata è stata..."droga". Sulla base di ciò, il questore di Ferrara ha assolto inizialmente i quattro poliziotti dicendo anzi che tutti i sospetti sono indegni e da perseguire. La madre di Federico e il padre di Federico però, con la solidarietà che tutti quelli che hanno avuto coscienza di quello che è successo, hanno svelato pian piano la verità. È venuta fuori la perizia e si è scoperto che la droga non centra. Adesso si stanno inventando l'ipossia provocata da shock. Invece l'ipossia è stata provocata da un tonfa appoggiato sulla gola mentre un energumeno delinquente con il ginocchio lo spingeva. Lo hanno picchiato per mezz'ora... (INCOMPRENSIBILE) Terzo intervento pubblico Una domanda un po' più ampia su Genova, sulle infiltrazioni da parte dei Black Block. Il movimento ha qualcosa da rimproverarsi riguardo all'ordine interno? Ha fatto poco, ha fatto male? Si poteva tener fuori certa gente? Questi personaggi puntavano certamente ad alterare gli animi e ci sono riusciti. C'è stata quindi un'analisi interna da parte del movimento?

Giuliano Giuliani Io credo che un errore fatto allora e per fortuna non più ripetuto - salve qualche triste eccezione - è quello di pensare che in un corteo così pluralista ciascuno ci sta con le sue modalità. Se le modalità sono sbagliate, non ci si deve stare. Bisogna però anche dire che in quella realtà era difficile mantenere il servizio d'ordine. Nella manifestazione del sabato, era complicato fare il servizio d'ordine con le suore! Aggiungo una cosa, ancora una volta la responsabilità politica. Non è un caso che l'azione repressiva da parte dei fascisti al governo (diciamo che Gianfranco Fini - come dice bene Moni Ovadia - non aveva ancora cominciato ancora a fare il carino con gli Ebrei!) segua la strategia di picchiare sulle due aree estreme del movimento. Sono i disubbidienti e gli ultra pacifisti cattolici quelli che prendono le botte. Venerdì 20 luglio, le botte le prendono il corteo del Carlini - Casarini, Caruso, le tute bianche (che sono la parte più dura, più tosta) - ma anche Lilliput con le Mani Bianche. Poi il sabato, questi idioti hanno picchiano pure le suore, sebbene sia difficile assimilare una suora di Pax Christi ad un pericoloso anarco-insurrezionalista! E in questo modo hanno dimostrato che la violenza era assolutamente gratuita. Chi si salva è dunque la parte intermedia e questo testimonia anche la volontà politica di colpire in un certo modo. Alla Diaz poi viene fuori quello che viene fuori. La Diaz penso che sia persino peggiore di Piazza Alimonda perché lì non c'era nessuna giustificazione. Di fronte alla Diaz c'è la scuola che è la Pascoli. Loro sono andati prima lì, hanno invaso la Pascoli perché pensavano che ci fosse dentro tutto il gruppo dirigente del Genova Social Forum (e in più alla scuola Pascoli ci sono i computer e tutta la documentazione. Per fortuna avevano fatto un beckup di massa e si è salvata tutta la documentazione). L'obiettivo era quello di distruggere tutta la documentazione di quello che era successo venerdì e nella mattinata e nel pomeriggio di sabato e prendere il gruppo dirigente, Agnolotto e tutti gli altri. Non li trovano e allora vanno alla Diaz, pensando che fossero lì. Solo che alla Diaz trovano 93 persone che dormono sul sacco a pelo mentre il gruppo dirigente del Social Forum era da un'altra parte (per fortuna). Dopo si sono inventati la storia delle molotov, due bottiglie molotov - recuperate nel pomeriggio in corso Italia - e portate lì da loro. Lo ha detto l'agente Troiani, l'agente del P.S. che per questo ha rischiato le botte dei suoi e rischia un po' di galera perché ha offeso l'onorabilità dello stato, avendo mentito così spudoratamente!

Quarto intervento pubblico Volevo sapere - per fare un po' il punto della situazione - che cosa c'è in agenda, quali sono i prossimi passi in vista di una eventuale, possibile e augurabile apertura del processo. Quante sono le possibilità concrete che ci sia un dibattito processuale per discutere di queste cose di cui si dovrebbe veramente accertare le responsabilità?

Quinto intervento pubblico Io devo necessariamente rispondere a quel ragazzo (N.d.r. del secondo intervento) che confesso mi ha fatto paura. Un conto è combattere con una pistola e un conto è combattere - con tutto il tempo e i sacrifici che saranno necessari - ma solo con la ragione e con le idee. Non puoi assolutamente pensare di rispondere ad una pistola con una pistola. Ci sarà una pistola più grossa che ammazzerà te e gli altri, come è sempre successo.

Sesto intervento pubblico Lei all'inizio ha detto che gli scontri a Napoli nascono in piazza a differenza di quelli di Genova. Quali sono le basi di questa affermazione?

Giuliano Giuliani Io ho parlato con molti ragazzi e compagni che erano a Napoli e mi hanno confermato che l'avvio dello scontro è determinato dal tentativo delle prime file del corteo di rompere il cordone di polizia. Non che questo giustifichi la mattanza che hanno fatto successivamente, ma - in un primo momento - l'azione della polizia è una risposta ad un attacco del corteo. In testa al corteo di Napoli non c'erano poi i provocatori e i carabinieri travestiti come c'erano invece a Genova, a guidare i Black Block. A Genova c'erano sicuramente forti infiltrazioni.

Poi ripeto, che le logiche della polizia fossero altre lo stanno a dimostrare tanti episodi. Heidi e io abbiamo avuto la possibilità di parlare con due che si dichiarano Black Block. Il primo - che ha parlato con Heidi - le ha raccontato che stava rompendo una vetrina con una sbarra quando si è accorto che - ad una quarantina di metri - c'era un intero reparto dei carabinieri. Ha detto che ha dato ancora due, tre colpi alla vetrina - rompendola - ma poi ha gettato la sbarra e se ne è andato, perché si sentiva a disagio! Perché nella logica "illogica" di quel ragazzo c'era di fare a sprangate con uno sbirro! "Ma se quelli se ne fregano, cosa sto qui a fare!" Quello che ho conosciuto io invece era piuttosto malconcio perché si è avvicinato a due energumeni che stavano bruciando una cinquecento e gli ha fatto presente che nella logica del Black Block bisogna andare a cercare una Ferrari - che sarebbe il massimo - o una Mercedes. Ma bruciare una cinquecento - cioè la macchina proletaria per definizione - era proprio una "stronzata" come diceva lui! Lo hanno riempito di botte! Quei due lì erano due carabinieri che volevano agitare le acque. Ci sono poi le riprese di Davide Ferrario che fa vedere un individuo che da solo manda via un intero plotone di carabinieri ed è travestito da Black Block. Perché non lo fermano, vi direte? Ma perché, se lo fermavano, gli dovevano dire: "Scusi, signor tenente!".

Io non sono nato ieri, so che le infiltrazioni sono uno strumento normale di polizia giudiziaria e che ci si infiltra per conoscere. Ce ne è uno a Genova che mi fa ridere: per infiltrarsi usa una treccia invidiabile - soprattutto per me - però - poverino - a tutti i convegni e gli incontri è sempre da solo. Sono cinque anni che lo vedo e non ha ancora stabilito un rapporto d'amicizia con qualcuno. È sempre perennemente da solo! Allora, va bene se ci si infiltra per conoscere ma non quando lo si fa con delle sbarre così! Bisognava alimentare il clima. A Genova succede una roba che non ha nulla a che vedere con Napoli.

Naturalmente anche io sono del tutto d'accordo che noi possiamo reagire solamente con l'arma della politica, spiegando alla gente le cose, parlando, cercando anche di rinnovare o di ricostruire. Io capisco la sfiducia che c'è nella politica perché la politica è diventata una cosa veramente brutta. Ma come possiamo rivitalizzarla? Ecco, proviamo a vedere se riusciamo a rimettere in piedi qualche processo partecipativo vero e se riusciamo vincere l'aspetto più deteriore (il fatto che i ceti politici discutano tra loro in maniera sempre più incomprensibile e la gente venga chiamata ogni tanto a votare o a esprimersi in un sondaggio). Questa cosa non va bene, noi la politica non dobbiamo mollarla.

Allora, che cosa possiamo fare noi? Per quanto riguarda Carlo, noi - finchè abbiamo un grammo di energia - andiamo avanti e raccontiamo. Credo poi che bisognerà costituire un comitato di appoggio ad Eligio Paoni. Eligio Paoni è il fotografo che viene amorevolmente schiacciato da un carabiniere sul corpo di Carlo. Credo che non ci possano essere dubbi sul fatto che la frase che accompagna quel gesto è "Se parli, ti faccio fare la fine di quello lì". Di conseguenza, lui è molto spaventato. Heidi è riuscito ad incontrarlo e lui ha detto che tiene famiglia, le minacce che gli hanno fatto sono andate quindi a buon segno. Lui ha visto sicuramente il gesto osceno della sassata inferta a Carlo; in un altro filmato si vede che - quando arriva la troupe di Canale 5 - c'è Paoni è in angolo che viene picchiato. Bisognerebbe allora costituire un comitato di appoggio per garantire la famiglia e per fare in modo che si decida a parlare; perché lui sicuramente ha visto tutta la scena e ha elementi di testimonianza forti (anche se non ha più le fotografie perché gli hanno spaccato tutto).

E per quanto riguarda il processo, noi sonderemo tutte le possibilità. Certamente apriremo un procedimento per vilipendio di cadavere. Sarà un procedimento contro ignoti perché - con quelle maschere - sono irriconoscibili. Un'altra cosa che dovremo ottenere politicamente è il codice di riconoscimento per ciascun poliziotto e carabiniere: quando i Pubblici Ministeri hanno chiesto al ministro dell'interno di consegnare le foto per riconoscerli, il ministero ha consegnato loro le fotografie di quando frequentavamo l'asilo (fotografie anche un po' sbiaditine)! Allora, non va bene se ad essere "travisati" sono i manifestanti con maschere o passamontagna mentre va bene se sono travisate le forze dell'ordine?. Anche loro dovrebbero essere sempre riconoscibili. Questo è peraltro uno dei problemi della Diaz: il questore della Mobile di Roma Canterini - un altro bel boia, dei peggiori (anche lui promosso) - si è fatto scudo del fatto che lui è noto ma che non è direttamente investito nelle botte mentre i suoi - che sono direttamente investiti - non sono riconoscibili e non si sa bene chi siano (anche perché i reparti erano stato mescolati). Questa sarà un'altra delle cose da ottenere.

E poi spingere per la commissione parlamentare d'inchiesta. Il momento attuale non è forse dei più adatti per spingere sull'acceleratore per questa cosa, perché - con un parlamento che è sotto l'incubo della finanziaria - almeno fino a Natale non se ne parlerà. Approvata però la finanziaria (sempre che il governo - come io personalmente mi auguro - duri), bisognerà operare per spingere per la commissione parlamentare d'inchiesta, che è fondamentale e che ha il potere della magistratura. Nell'agosto e nei primi di settembre del 2001 si fece un comitato d'indagine ma è stata una burla perché si lavorò sul nulla e non si sapeva niente. Di tutte le cose che avete visto, c'era solo la foto Reuters e il filmino fatto da Rai Tre. Null'altro. È stata una burla anche dal punto di vista della conclusione e dell'operatività, visto che - ad esempio - il comitato d'indagine chiamava il vice questore a rispondere e qualunque cosa dicesse, rispondeva "Va bene, grazie, arrivederci". Non c'è stata la contestazione che può farti qualunque parlamentare della commissione che è stato investito di un potere giudiziario (e che quindi - come un Pubblico Ministero - ti può contestare quello che dici e se hai commesso un reato perseguibile). Si tratterà allora di rifare - al momento giusto - ancora una volta tutte le pressioni possibili per questa commissione parlamentare d'inchiesta (raccolta delle firme, petizioni etc.). È nel programma dell'Unione, anche se questo non è di per sé una garanzia (anche se è un punto sul quale bisogna far leva)!

E bisogna far leva su un'altra cosa. Chi davvero pensa di non fare una commissione parlamentare d'inchiesta perché non vuole un processo alle forze di polizia e ai carabinieri, commette la cosa più negativa nei confronti della polizia e dei carabinieri perché impedisce che si riconoscano le colpe di quella che è stata solo una piccola parte. A Genova c'erano 18 mila esponenti delle forze dell'ordine, 10-12 mila sono stati perennemente all'interno della zona rossa, con i cambi e i turni. Fuori ce ne saranno stati 5-6 mila. Quindi possiamo calcolare un paio di migliaia di delinquenti che - rispetto al mezzo milione di componenti delle forze dell'ordine del paese - sono per fortuna una minoranza assoluta.

L'ultima cosa che dico - poi chiudo davvero - è sul capo della polizia Gianni De Gennaro. Gianni De Gennaro è una persona un po' rischiosa, secondo me. L'operazione alla Diaz la decide De Gennaro così come il comportamento della polizia il sabato. Lui - secondo me - avendo visto la presenza di Fini e della sua banda al Forte San Giuliano, pensa che il governo di destra giunto al potere lo voglia far fuori (De Gennaro è stato nominato dal governo di centro-sinistra). E allora ordina un operatività forte. Lo fa nel modo in cui si comportano le persone poco degne perché ad esempio le responsabilità della Diaz, De Gennaro le attribuisce al prefetto La Barbera (che era il numero due della polizia e che era presente a Genova). Tra l'altro - particolare sempre interessante - sebbene Genova fosse stata presentata come la Beirut del 1982, il ministro dell'interno e il capo della polizia stanno a Roma invece di essere a Beirut. Quindi, la responsabilità per De Gennaro è del prefetto La Barbera. Sapete quando De Gennaro ha detto questa cosa? Devo controllare, comunque è stava quando La Barbera stava morendo oppure quando era già morto per cancro. Di norma le persone degne fanno così! "La responsabilità era la sua, tanto mica può eccepire, mica può dire di no!" Allora, che questo qui stia adesso lavorando per diventare il capo dei servizi collegati, Gigi Malabarba lo dice e lo scrive, è un rischio reale che possa continuare la sua opera. Questo è una specie di Negroponte, un personaggio molto poco raccomandabile perché è un personaggio per tutte le stagioni. È uno che viene nominato dal governo di centro sinistra, che sta in sella con la destra e che sta in sella con il nuovo cambio. Si dice che De Gennaro sia l'uomo di Violante (uno che non mi è troppo simpatico, l'ex compagno Violante). Non vorrei che Violante fosse l'uomo di De Gennaro. Grazie.

Luigino Ciotti Io direi di chiudere qui anche perché è mezzanotte. Credo che l'intensità della serata parli da sola, siamo rimasti tutti qui fino a tardi con una grande attenzione e questo indica quale era il nostro interesse e la nostra curiosità (ma anche - spero - la nostra voglia di continuare in questa battaglia che non è finita). Io penso che fare la commissione d'inchiesta, fare verità e giustizia non sia solo un impegno della famiglia Giuliani ma riguarda tutti noi, perché Genova è parte della nostra storia (almeno per molti di noi che stanno qui). Lì noi abbiamo messo la nostra volontà, il nostro cuore, la nostra capacità di lotta. Una lotta che è la politica. Tu sei sfiduciato, io non ho la tua stessa sensazione (N.d.r rivolto al ragazzo del secondo intervento) e penso che questa serata lo dimostri. Se c'è gente che sta qui a discutere e a partecipare, io penso che si può fare qualcosa e che si può cambiare. Credo che sia possibile - con la speranza ma anche con l'impegno concreto - non solo essere vicino alla famiglia Giuliani (c'è un comitato a Genova che continua su questa battaglia con tutti i problemi correlati, come le spese legali per affrontare questa vicenda) ma anche lottare per salvaguardare il nostro futuro e per salvaguardare quel diritto a manifestare che giustamente rivendicavi (di non essere bastonati, malmenati, incarcerati, rovinati a vita come è successo a molti di noi) e quella libertà di poter fare una battaglia politica per poter cambiare il mondo e arrivare a quel mondo possibile per cui noi crediamo e lavoriamo. Grazie.